Interessante e partecipato incontro, nella Sala consiliare di
Corinaldo, sul tema dell’accoglienza, in occasione della Giornata
mondiale del rifugiato. Il convegno “Crescere nell’accoglienza”,
realizzato da Fondazione Caritas Senigallia e comune di Corinaldo, per
il progetto SHARE Integration (che promuove l’accoglienza di migranti e
re-insediati), si è mosso nei temi delle buone prassi per l’accoglienza e
l’integrazione, in particolar modo nelle piccole e medie comunità, e
dei corridoi umanitari.
Dopo i saluti di Matteo Principi, sindaco di Corinaldo, e di Andrea
Storoni, sindaco di Ostra, che partecipano al progetto SPRAR, entrambi
soddisfatti del livello di integrazione nelle loro comunità, che
risultano “impreziosite da persone che si trovano così bene da noi da
non volersene andare” (Principi), e della grande collaborazione tra
Caritas e comuni, la parola a Maurizio Mandolini: “Ammiro il coraggio di
questa giornata nel contesto storico in cui ci troviamo e penso che sia
fondamentale costruire un giusto rapporto tra diritti e doveri di chi
accoglie e di chi viene accolto”.
Quindi Pierfrancesco Curzi, noto giornalista e scrittore, sui flussi
migratori (68 milioni di persone sono costrette a fuggire dal loro
Paese), sulla falsità della stampa quando si parla di “invasione” e
sulla situazione di Ancona, sua città, riguardo ai “ghetti” e alla
criminalità di origine straniera: “I numeri degli sbarchi del 2017 sono
in calo del 70% rispetto agli ultimi anni. I mezzi di informazione sono
il megafono di ciò che accade, dovremmo cercare di essere più onesti e
ricordare sempre che i grandi crimini sono perpetrati da italiani, non
da stranieri”.
Federico Sabbatini ha raccontato la sua esperienza di educatore nella
Comunità per minori Casa di Corinaldo, che accoglie minori italiani e
stranieri. Poi Sandra Magliulo, membro dell’UNCHR e della Commissione
territoriale di Ancona, che valuta le richieste di protezione
internazionale: “L’85% delle persone costrette a fuggire si sposta
internamente al proprio Paese o nei Paesi limitrofi (il Libano è formato
al 50% da rifugiati). Lo sforzo maggiore non viene fatto dagli europei
ed è ridicolo e folle parlare di “emergenza” dopo dieci anni di
migrazioni. La responsabilità è di ognuno di noi. Dobbiamo capire di
cosa hanno bisogno, le persone che fuggono. L’accoglienza è una
questione di umanità e non di carità. Dobbiamo guardare al futuro, per
esempio pensando ai canali di ingresso sicuri per eliminare il problema
dei trafficanti. Non possiamo restare indifferenti davanti a ciò che sta
accadendo”.
Infine Gaetano de Monte, operatore legale e giornalista dell’FCEI, ha
presentato il programma per rifugiati e migranti Mediterranean Hope,
che lavora soprattutto attraverso i corridoi umanitari, e ricordato al
pubblico la campagna welcomingeurope, da firmare se si crede in
un’Europa che accoglie, che decriminalizza la solidarietà, crea passaggi
sicuri e protegge le vittime di abusi.
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