sabato 26 agosto 2017

Ostra: anziana cade per una buca in centro, le proteste del comitato Sopravvivere a Ostra

È di venerdì 25 agosto la notizia che un’anziana signora, nei pressi del forno Fòri de Porta, è inciampata nella buca lasciata da un sampietrino mancante e sia caduta rovinosamente a terra, battendo il volto in modo piuttosto violento tanto che si è reso necessario il trasporto al pronto soccorso dell'ospedale civile.
Risultato? La signora, sotto shock per il trauma subìto, dovrà essere sottoposta ad ulteriori controlli specialistici, mentre la buca è stata “prontamente” rattoppata dagli operai comunali con del materiale bituminoso. La cosa, però, che suscita sdegno è come l’Amministrazione sia poco oculata alla tutela dell’incolumità dei propri cittadini. Da mesi si predica quanto sia salutare camminare a piedi e di come l’idea dell’inversione della viabilità sia nata anche al fine di “aumentare le condizioni di sicurezza stradale, tutelando in particolare la sicurezza dei pedoni” nonché “tutelare il patrimonio storico e artistico” (Delibera di Giunta n.43 del 03.05.2017). È evidente, però, che queste sono soltanto delle false motivazioni altrimenti non si spiega come, invece di curare la pavimentazione nel centro storico con un serio e totale intervento di recupero, si preferisca aggirare il problema, facendovi transitare meno auto. Senza parlare poi della bruttezza di queste “toppe”, di cui anche la Piazza ne è piena, realizzate alla meno peggio che poco tengono conto del contesto storico, un po’ come già accaduto per i dossi lungo la Riviera di Ponente. Pertanto, non possiamo che concordare con il nostro Sindaco quando afferma che "le vie del centro non sono vie di percorrenza (e lo si è ahinoi notato) ma spazi relazionali": sì, sono decisamente il modo migliore per relazionarsi con il personale sanitario, attraverso l'incuria di questa Amministrazione menefreghista che, ignorando il concetto di ordinaria manutenzione, spaccia per riqualificazione del centro storico il rifacimento ordinario della segnaletica orizzontale - così come recentemente accaduto per il ripristino della famosa riga di Via Gramsci - piuttosto che focalizzarsi sulla cura rigorosa e decorosa di tutto il tessuto urbano. Ci auguriamo che la signora possa riprendersi al più presto e che provveda quanto prima a denunciare il vergognoso accaduto. Infine ci chiediamo: dato che la buca è stata rattoppata solamente DOPO che una signora ne ha dovuto subire le spiacevolissime conseguenze, l’inversione sarà ripristinata al vecchio senso di marcia soltanto DOPO che magari si sarà verificato un pericoloso incidente?


da Comitato “Sopravvivere ad Ostra”

giovedì 10 agosto 2017

Ostra: bagarre per il sindaco alla commemorazione "fascista". Storoni, "Ho ridotto le distanze ideologiche"


La contesa sulla commemorazioni dei morti fascisti e partigiani durante i giorni tristi della guerra civile che coinvolse l'Italia nel 1944 torna ad infiammare gli animi ostrensi.

La questione era balzata agli onori delle cronache già nel 2014 in occasione del "cippo della discordia", il famoso cippo (poi bloccato) per cui un privato cittadino (un sacedorte) aveva chiesto l'autorizzazione per apporlo in memoria di cinque cittadini ostrensi fucilati dai partigiani. Subito si era scatenata la bagarre politica e ideologica e alla fina la richiesta fu ritirata.
Ora la storia si ripete ma stavolta per via della partecipazione, in forma privata, da parte del sindaco di Ostra Andrea Storoni, il 9 luglio scorso alla “Preghiera nel 73esimo anniversario dell’uccisione del Priore don Nazzareno Pettinelli e di coloro che furono vittime della rappresaglia avvenuta l’11 luglio 1944 in cui vennero uccisi cinque fascisti". La presenza del sindaco, iscritto al Pd, avrebbe creato scompiglio anche all'interno del partito tanto il che primo cittadino ora interviene per chiarire la questione.
"Parliamo di memoria e di necessità di cambiamento affinché certe spiacevolissime pagine della storia d’Italia non si torni più a scriverle. Anche io lo dico nelle celebrazioni istituzionali e ne sono un convinto assertore. Perché non si ripetano non si può non dialogare per rifiutare l'odio e se il codice su cui possiamo ritrovarci è quello decifrato nella preghiera è un punto di partenza -afferma il una nota il sindaco Storoni- Dobbiamo continuare ad odiare tanti nostri concittadini, o i tedeschi o i giapponesi perché durante la guerra mondiale ci sono state posizioni diverse? Quando faremo pace con la storia per superare il livore che è di pura cronaca per entrare nell’insegnamento che le divisioni e le ferite si devono rimarginare altrimenti si infettano e il nostro corpo continua a soffrire e non recupera la salute che serve ad andare avanti.
Quindi per togliere ombre sulla vicenda torno a ribadire che nessuna iniziativa fascista si è svolta. Nella domenica più vicina al giorno in cui 73 anni fa sono stati fucilati 5 fascisti, un gruppo di persone, tra cui io, abbiamo ridotto la nostra distanza reciproca in termini di umana pietà nei confronti delle vittime della violenza che ha caratterizzato un frangente dolorosissimo della nostra storia. I fascisti uccisi sono stati vittime stesse della guerra nazifascista e della violenza che ideologicamente si era imposta. Rimango convinto che i partigiani si erano fatti portatori di una causa nobile che è stata fondativa per la nascita della nostra Repubblica e allo stesso tempo sono convinto che chi aderiva ad altre idee, opposte a questa, si è schierato contro l’interesse della nostra Italia. Il 9 luglio si sono dette due preghiere rivolgendoci ai due lati della strada uno di fronte all’altro c’erano i tre partigiani uccisi il 6 febbraio e dall’altra i 5 fascisti uccisi l’11 luglio.  La mia è la posizione di un uomo iscritto al Pd, già iscritto all’Anpi, cattolico, di formazione umanistica, sposato e con una figlia a cui voglio lasciare qualcosa di buono. Non è un finale ad effetto il mio, ma un imperativo morale".

Il triste rituale di Ostra. L'omaggio di parroco, sindaco e Pd alle spie nazifasciste di fronte alla lapide dei partigiani

Nel condannare la propaganda fascista il Partito Democratico predica sul piano nazionale la più assoluta intransigenza, su quello locale pratica alle volte un ambiguo lassismo. È il caso di Ostra, piccolo paese di settemila anime in provincia di Ancona, dove le famiglie di tre martiri partigiani, fucilati dalle SS tedesche durante il periodo della Resistenza, vedono la memoria dei propri cari calpestata ogni anno l'11 luglio. Una ferita che si è aperta 73 anni fa e che ancora non si è rimarginata perché il potere "temporale", il sindaco, e quello "spirituale", il parroco, contribuiscono in una singolare affinità d'intenti a gettarvi sopra altro sale. Come? Commemorando, a ogni anniversario, la morte di cinque spie nazifasciste proprio di fronte al luogo dove furono fucilati i tre partigiani. L'omaggio da una parte, l'oltraggio dall'altra.
Prima i fatti. All'alba del 6 febbraio 1944 ufficiali tedeschi delle SS aiutati da Carabinieri e agenti della Questura, rastrellarono tutto il territorio di Ostra alla ricerca di componenti del Gap locale (piccolo gruppo di partigiani comunisti), molto attivo con le sue azioni di disturbo. Come riporta l'Atlante delle stragi fasciste e naziste (un'approfondita banca dati a cui hanno lavorato più di 90 ricercatori su iniziativa della Commissione storica congiunta tra Italia e Germania), vennero radunate 200 persone e, tra queste, tre furono identificate come i vertici militari del Gap. Si tratta di Alessandro Maggini, Amedeo Galassi e Pietro Brutti, tutti con la qualifica di partigiani combattenti e tutt'oggi onorati con medaglie al valor militare alla memoria per decreto della Presidenza della Repubblica. Individuati grazie alla soffiata di alcuni fedeli alla Repubblica di Salò, dopo un processo sommario in Comune furono fucilati davanti al muro di cinta del Paese. Prima di essere giustiziati, chiesero di poter indossare al collo un fazzoletto rosso.
Nei mesi successivi il conflitto civile si inasprì. La notte dell'11 luglio in un'azione di rappresaglia i partigiani del Cln di Ancona catturarono e uccisero cinque fascisti, accusati di aver collaborato con le SS nell'individuazione dei membri del Gap (uno avrebbe fatto parte del plotone di esecuzione del 6 febbraio, riporta l'Archivio delle stragi nazifasciste).
Settantatré anni dopo, le cinque spie vengono ancora commemorate, come ogni anno, riaprendo la ferita dei familiari dei partigiani caduti. Le proteste delle famiglie non sono riuscite a rompere il silenzio d'ovatta che avvolge l'omaggio ai collaborazionisti né ad impedirne la puntuale riedizione.
E anche quest'anno non è stata fatta eccezione. Il 9 luglio scorso, nella via dei Partigiani, nei pressi della lapide che ricorda l'eccidio dei tre combattenti, "un gruppo di nostalgici, amici e parenti di repubblichini di Salò, è andato lì a commemorare le cinque comprovate spie", racconta all'HuffPost Alessandra Maltoni, nipote di Alessandro Maggini, il vicecomandante del Gap fucilato insieme a Brutti e Galassi. 
Una reunion che non avrebbe nulla di diverso dai tanti (gravi) episodi di apologia e ai rigurgiti fascisti che si registrano in più realtà d'Italia. Tranne che per un particolare: "Alla commemorazione hanno partecipato anche il sindaco di Ostra Andrea Storoni e il parroco del paese, don Umberto Gasparini", ha denunciato Maltoni.
In un volantino affisso sul sagrato della parrocchia i giorni precedenti il 9 luglio, è apparso l'invito di don Umberto ai fedeli (vedi foto) a partecipare alla "Preghiera nel 73esimo anniversario dell'uccisione del Priore don Nazzareno Pettinelli e di coloro che furono vittime della rappresaglia", con tanto di messa in Basilica e processione fino al luogo dell'uccisione con deposizione di corone di fiori.
Tra le cinque vittime della rappresaglia partigiana c'è infatti il priore di Santa Maria, don Pettinelli, che, riporta l'archivio storico delle stragi nazifasciste, "aveva approvato la condanna a morte dei partigiani 'in virtù della sua incondizionata adesione al fascismo e quindi ai bandi tedeschi', e più volte si era vantato di essere 'nero come la tonaca che indosso'".
Lo stesso don Umberto "si è adoperato, nel 2014, per far erigere un piccolo manufatto in memoria dei cinque repubblichini ma le nostre proteste e quelle dell'Anpi locale hanno fatto saltare il progetto", rammenta ancora la nipote di Maggini. Per questo, ogni anno l'adunata dei nostalgici si svolge davanti a una sorta di sacrario mobile e quindi facilmente rimovibile. La scena del 9 luglio era questa (come visibile in foto): a destra un manifesto con il nome dei cinque morti per mano partigiana incorniciato da strisce tricolore, a richiamare il valore della Patria. Valore ricalcato anche dalle cinque bandiere italiane a sinistra dell'altarino commemorativo. Al centro poi una grande croce dalle braccia falcate che secondo l'avvocato Piergiovanni Alleva, autore di un esposto-denuncia per apologia di fascismo alla procura di Ancona, "non ha nulla a che fare con la croce cristiana" ma richiama piuttosto "la croce prussiana ripresa, in ultimo, dal III Reich di Adolf Hitler". Una rievocazione dal sapore nazifascista che fa ancora più male alle famiglie dei partigiani caduti perché consumata lì, di fronte alla lapide dei tre martiri.
Ma a non passare inosservata è stata anche l'adesione del sindaco di Ostra, Andrea Storoni, classe '85 ed eletto nel 2014 con la lista civica Vivere Ostra, che l'HuffPost ha provato a contattare senza tuttavia riuscirci. Storoni fa parte anche del Partito Democratico, ha sostenuto con la sua lista il Sì al referendum costituzionale del 4 dicembre ed è assiduo partecipante alle riunioni del Circolo Pd di Ostra. Tant'è che la sua presenza - senza fascia tricolore - alla commemorazione è finita al centro di una delle riunioni del circolo dem.
Con una lettera datata 21 luglio 2017 al Coordinatore Pd Ostra Arcangelo Valeri, un militante ha chiesto se sia vero che "tutti i componenti del circolo erano a conoscenza e condividevano la partecipazione del sindaco Storoni all'iniziativa di commemorazione di 5 spie nazifasciste fucilate". La missiva (di cui l'HuffPost è in possesso) è stata inviata, per conoscenza, anche al segretario provinciale e a quello regionale, nonché al responsabile nazionale per gli Enti locali della segreteria nazionale, il sindaco renziano di Pesaro Matteo Ricci, vista "la gravità dell'affermazione che snatura alla radice la matrice antifascista del Pd", scrive con palese sdegno il militante dem.
Nella sua risposta, inviata il 25 luglio, il coordinatore Valeri conferma la presenza del sindaco alla commemorazione. In particolare, il vertice locale Pd scrive che "in uno di questi incontri il Sindaco, che è sempre presente, ha comunicato di aver ricevuto un invito a partecipare all'ormai usuale momento in ricordo delle '5 spie fasciste' fucilate da patrioti ignoti e ha chiesto un parere ai presenti chiarendo che comunque sarebbe andato in forma privata e personale, senza fascia tricolore". Valeri ricorda che già i precedenti sindaci avevano presenziato alla commemorazione senza "suscitare nessuno scandalo". Non solo: "A mio modesto parere dobbiamo considerarlo un momento di preghiera, che non si nega a nessuno, ma spero anche di riflessione per constatare che è servita una terribile guerra fratricida per liberare l'Italia dal giogo nazifascista". Poi arriva quella che appare come una giustificazione dell'evento:
"Il ricordo di quel comune dolore non dovrebbe fare scandalo perché risponde a un sentimento religioso, di umanissima pietà che non può essere negata a nessuno". Infine, il nocciolo della questione:
Per quanto sopra, il Circolo Pd di Ostra ha condiviso la presenza del Sindaco a quell'incontro proprio perché è stato invitato e ha partecipato a titolo personale A. Valeri (Coord. Pd Ostra) 25/07/2017
C'era quindi il convinto placet del circolo Pd locale alla partecipazione del primo cittadino alla commemorazione dei cinque collaborazionisti. Un assenso che stona, e non poco, con il fatto che lo stesso Pd si sia fatto promotore in Parlamento, con il ddl Fiano, di un inasprimento della pena per l'apologia di fascismo (con reclusione da sei mesi a due anni per chiunque propagandi immagini o contenuti del partito fascista o nazionalsocialista tedesco o delle loro ideologie).
Vera Maggini, sorella del partigiano Alessandro, non nasconde la sua angoscia: "È un infame tentativo di oltraggio alla Memoria e alla Storia", si sfoga parlando con l'HuffPost. "Ciò che avviene ormai da anni, con sempre rinnovato ardore e ignorando le proteste verbali e scritte più volte da me inoltrate, mi ferisce continuamente nel ricordo di quelle tre vite spezzate", continua Maggini. "Vite immolatesi affinché il loro Paese ritrovasse la pace, la libertà, la dignità, la democrazia".
A Ostra, nella valle del fiume Misa, davanti al luogo della fucilazione dei tre partigiani oggi sorge una lapide scarna: è un cippo semplice e spoglio, guarnito solo da una pianta di fiori. "Se ne prende cura la figlia del partigiano fucilato Pietro Brutti, rimasta orfana di padre quando aveva solo un anno. Lo fa con grande amore. E silenziosa pena".

martedì 1 agosto 2017

Ostra: viabilità, finalmente l'Amministrazione modifica l'orario della ztl in via Gramsci


In questo post apparso lunedì pomeriggio sulla pagina Facebook del Comune di Ostra, leggiamo che l’orario della ZTL in VIA GRAMSCI è stato - finalmente! - modificato: la chiusura al traffico, a partire da oggi, avverrà dalle ore 20 nei giorni feriali, come per Corso Mazzini.

È curiosa, però, la motivazione che ha indotto la Giunta a rivedere quanto precedentemente stabilito con propria Delibera n. 67 del 30/06/2017; leggiamo, infatti, che questa modifica non è stata dovuta tanto al crescente malcontento di commercianti e cittadini che contestavano la chiusura anticipata di Via Gramsci che, di fatto, penalizzava gli operatori in loco, quanto piuttosto perché, a differenza di quello che la Giunta sperava, “non sono pervenute richieste da parte degli operatori commerciali, volte ad ottenere la concessione di occupazione di suolo pubblico”.
Quindi, se questa innovazione viaria non ha funzionato bene come l’Amministrazione aveva ipotizzato, la colpa sarebbe da imputare ai commercianti che, non essendo accorsi in massa per occupare il suolo pubblico con sedie, tavolini ed esposizioni varie per rendere “l’area maggiormente attrattiva per il passeggio dei cittadini e dei turisti” (!!!), avrebbero portato la Giunta a modificare l’orario di chiusura di Via Gramsci.
Solitamente chi amministra cerca, ove possibile, di individuare ed attuare le risoluzioni più consone ai problemi evidenziati dalla popolazione; in questo caso, invece, è avvenuto il contrario, ovvero si è proposta una soluzione enormemente contestata per eliminare delle difficoltà inesistenti. Ciò che, invece, veniva richiesto a gran voce era il poter garantire una maggiore accessibilità ai servizi, consentendo così alle auto di transitare in centro almeno fino all’orario di chiusura dei negozi. Purtroppo, tale richiesta è stata accolta dopo ben tre settimane di “sperimentazione” che, per alcune attività commerciali, hanno costituito una notevole diminuzione degli introiti.
Ma la verità incontrovertibile è che l’isola pedonale di Via Gramsci (come d’altronde tutta l’inversione in sé) si è rivelata un completo fallimento fin dall’inizio per i cittadini ma, soprattutto, per i commercianti; non servivano di certo studi o sperimentazioni per capire che anticipare la ZTL in Via Gramsci alle ore 18:00 avrebbe portato più problemi che benefici.
Ci permettiamo, dunque, di avanzare un suggerimento all’Amministrazione Storoni: se proprio non sapete come risolvere i problemi, cercate almeno di non crearli, sarebbe già un passo avanti.


  da Comitato “Sopravvivere ad Ostra”