venerdì 27 aprile 2018

Ostra: un incontro per fare chiarezza sull'edilizia scolastica

 
Sono trascorsi quasi due anni dall'incontro pubblico che abbiamo promosso sui problemi deĺl’edilizia scolastica e nonostante il tema sia particolarmente sentito dalla popolazione e dai genitori degli alunni, da allora l'amministrazione di Ostra ha fatto calare un silenzio che alimenta dubbi e paure. Abbiamo quindi deciso di promuovere un nuovo incontro pubblico previsto per giovedì 3 maggio, alle ore 21,15 presso il Circolo Acli Falco di Casine. Sarà l'occasione per illustrare a quanti hanno a cuore la scuola e le sue strutture, cosa sia accaduto a livello nazionale ed a livello comunale e per discutere su cosa si potrebbe fare nel prossimo futuro, raccogliendo anche idee e suggerimenti. Non è più pensabile nascondere il problema facendo finta che non ci sia, rimandando le decisioni più importanti e continuando ad investire risorse in settori meno strategici: è ora scossa che il futuro dei nostri figli rappresenti una priorità per chi amministra.

da Progetto Ostra
www.progetto-ostra.it

lunedì 16 aprile 2018

Ostra: edilizia scolastica, "Richiesta di contributi per la messa in sicurezza della scuola dell’infanzia Biancaneve e per la Menchetti"


Fare il punto sull’edilizia scolastica, sul piano di edilizia scolastica, sullo stato di avanzamento delle procedure, sulle questioni pregresse e sulle informazioni fuorvianti in circolo è doveroso. Il Comune di Ostra, sulla base di quanto previsto dalla legge di Bilancio 27 dicembre 2017 n. 205 art.1 - comma 853, il 19 febbraio scorso ha presentato richiesta di contributi per la messa in sicurezza della scuola dell’infanzia Biancaneve e per la secondaria di primo grado Menchetti.
La richiesta è stata avanzata inserendo i dati sulla piattaforma predisposta dal Ministero. Relativamente all’edificio di Viale Matteotti, laddove si dovessero ottenere dei finanziamenti, si cercherà di convogliarli per realizzare un nuovo complesso presso l’area ex fornace così come individuata dal piano di edilizia scolastica (Delibera di Giunta 58 del 30.05.2017). Questa soluzione risulta supportata dalle risposte fornite dal Ministero dell’Interno ai quesiti sottoposti da altri Enti, in cui – lo stesso Ministero - ha precisato che sarebbero state ammissibili le domande di finanziamento presentate per la messa in sicurezza di una scuola, pur prevedendo la costruzione di una nuova struttura in sostituzione di quella vecchia della quale risultasse maggiormente dispendioso l'adeguamento sismico.
La presentazione della richiesta di finanziamento, contrariamente a quanto capitava fino al 2017, quando servivano progetti esecutivi, non ha presupposto alcun livello minimo di progettazione dell'opera purché, però, alla data di scadenza della domanda (20/02/2018) questa risultasse inserita in uno strumento programmatorio dell'ente, nel nostro caso il programma triennale delle opere pubbliche.
Questo percorso è stato reso noto alla cittadinanza e agli stessi rappresentanti della minoranza nel Consiglio Comunale del 12 febbraio scorso, durante il quale si è approvato il programma triennale delle opere pubbliche e si è anticipato l’aggiornamento necessario per presentare la domanda di contributo. L’iter amministrativo del programma triennale prevede l’adozione dello schema con Delibera di Giunta, su cui si esprime il revisore e rimane in pubblicazione per 60 giorni consecutivi. Si predispone la proposta di Delibera in Consiglio, che deve ottenere il parere del revisore e si sottopone alla minoranza almeno 10 giorni prima della seduta consiliare e infine si approva. Quindi, tra quando il programma viene approvato in Giunta e quando viene sottoposto al Consiglio, trascorrono in media 90 giorni. Era ottobre 2017 quando si è approvato lo schema mentre la legge di Bilancio è stata pubblicata il 29 dicembre. Completato l'iter in Consiglio e illustrato il tentativo che si vuole perseguire per la comunità, la Giunta ha approvato la modifica del programma triennale e ha partecipato alla richiesta di finanziamento.L'occasione che è stata colta è positiva per l’intera popolazione.
Come sa, sull’edilizia scolastica l’Amministrazione di Ostra ha annualmente aggiornato il Consiglio di Istituto, in modo formale, alla presenza di tutte le componenti che lo costituiscono. Durante il consiglio convocato in data 24 aprile 2015 sono stati innanzitutto illustrati i risultati della relazione di vulnerabilità sismica delle scuole Menchetti. A questo Consiglio sono seguiti quelli del 30 maggio 2016, del 10 novembre 2016 e del 27 aprile 2017 in cui il Sindaco, gli assessori e il tecnico incaricato per lo studio delle vulnerabilità, hanno riferito i risultati relativi alle due scuole dell’Infanzia (Biancaneve e Peter Pan) e hanno altresì condiviso le idee per l'elaborazione dell'imminente piano di edilizia scolastica. Vulnerabilità sostenute da fondi comunali.
Il bando a cui fa riferimento la minoranza, a loro dire utile a sostenere le spese delle verifiche di vulnerabilità, in realtà aveva lo scopo di finanziare indagini diagnostiche dei solai.
Infine si è determinato il modus operandi per rendere possibile al polo scolastico di via Europa di accogliere le classi della Crocioni e quelle della Morganti. Approdo arrivato dopo l’ampliamento effettuato dall’Amministrazione Olivetti, proprio con questo scopo, e dopo il confronto con la scuola inizialmente ignara dell’operazione, ma oggi coinvolta e parte attiva e propositiva del percorso.
Per concludere, il piano di edilizia scolastica prevede la concentrazione in tre poli di tutte le scuole: in via Europa, dove sta procedendo la realizzazione della palestra, finanziata con € 1.000.000,00 di contributi pubblici, si concentreranno la scuola secondaria di primo grado e la segreteria; in via Leopardi rimarranno la scuola dell’infanzia e l’asilo nido e nell’area ex fornace, in via S. Maria Apparve, dovrebbe sorgere la scuola primaria per tutto il territorio di Ostra e quella dell’infanzia a servizio delle frazioni.

dal Comune di Ostra
www.comune.ostra.an.it

venerdì 13 aprile 2018

FdI, Lega Nord e Energie per Senigallia sull'Unione dei Comuni: "Peggiore esempio di governo


L’Unione dei Comuni “Le Terre della Marca Senone” rappresenta l’esempio peggiore e più becero di “cultura di governo”’.
Un nuovo ente senza alcuna strategia generale e senza obiettivi, voluto senza appello dal sindaco Mangialardi e dal PD per creare semplicemente l’ennesimo strumento politico di potere, con cui “dirigere e controllare” la vita comunitaria ed istituzionale dei piccoli Comuni della valle del Misa e del Nevola, ma soprattutto per “risolvere” imbarazzanti questioni amministrative e di bilancio di Senigallia. Perché la vera ragione è solo questa: “snellire” il Comune costiero, affidando funzioni e capitoli di spesa al nuovo ente, permettendo così a Senigallia di sopravvivere, e ai piccoli Comuni di “regalare” definitivamente la propria dignità ed il proprio ruolo al “monarca di velluto”. Colpevoli di tutto questo anche i sindaci di Ostra, Ostra Vetere, Barbara, Serra de’ Conti, Arcevia e Trecastelli, i quali supinamente e acriticamente hanno accettato il “diktat” del loro partito.
Proprio così. Nell’Unione dei Comuni, un ente completamente autonomo, i piccoli Comuni sono stati costretti a conferire funzioni, servizi e relativi capitoli di bilancio sulla base di uno scarno e dubbioso “business plan” preparato ad arte da Senigallia ed imposto a Ostra, Ostra Vetere, Barbara, Serra de’ Conti, Arcevia e Trecastelli, le cui maggioranze consiliari e i sindaci, tutti “targati” rigorosamente PD, hanno poi obbligato i rispettivi Consigli comunali a sancire, a “colpi di maggioranza”, la nascita di una Unione tanto inutile quanto vuota di progettualità. Ovviamente e per fortuna, tutte le minoranze, unite e compatte, hanno espresso un voto fortemente contrario supportato da ragioni condivisibili, giuste, opportune e, principalmente, ragionevoli. L’unica “voce stonata”, in questa operazione, che potremmo definire “il grande inganno” per le modalità e i termini, con cui è stata condotta dal PD senigalliese e dall’Amministrazione Mangialardi a danno dei piccoli Comuni e della stessa Senigallia, è stata, invece, quella della minoranza del Consiglio della “città di velluto”.
Una minoranza, affatto compatta e unita come quelle dei sei Comuni vallivi, bensì divisa tra chi giustamente ha votato contro e chi, invece, ha scelto la via dell’astensione, della mera astensione, giustificandola con altrettanto mere motivazioni. L’opposizione ha il sacrosanto dovere di impedire alla maggioranza, che governa, di commettere errori. Non quello di appoggiare con l’astensione una scelta palesemente sbagliata, accusando gli altri di non avere capacità di governo perché hanno votato contro. Sappiano costoro che per governare bisogna prendere i voti e vincere le elezioni, non sperare di farlo. Ma, senza alcun scrupolo, non hanno perso tempo, sempre costoro, ad aggiudicarsi qualche seggio “di maggioranza” in più nel Consiglio dell’Unione, senza tener conto di chi l’opposizione la fa per davvero, non solo quando interessa farlo! Si tengano pure, costoro, qualche scranno “di maggioranza” in più! Un’operazione sfacciatamente politica, quindi, che nulla ha a che fare con la razionalizzazione dei servizi e con la riduzione dei costi, e ciò perché non emergono dati sufficientemente “provati” e “certificati” dal business plan presentato da Senigallia per affermare il contrario, e alla quale sarebbe stato necessario e doveroso un voto contrario di tutta la minoranza.
L’astensione ha semplicemente “rafforzato” la decisione politica del sindaco Mangialardi e del PD, facendo loro un favore. Per creare vera cultura di governo è necessario percepirla concretamente e indirizzarla per fini generali. Non certo appoggiare, seppur con una astensione, una Unione dei Comuni forgiata solo per difendere “interessi di partito” e per salvaguardare “nicchie di potere” a danno esclusivo dei cittadini. Avere “cultura di governo” significa averlo dimostrato sul campo con il consenso. Qualcuno l’ha fatto davvero, altri invece lo hanno solo sperato senza riuscirci. Questa Unione è, oltremodo, innaturale e non omogenea perché i soggetti istituzionali che l’hanno costituita non rappresentano in alcun modo un territorio uniforme ed organico. Senigallia è una città medio-grande, con cui i sei piccoli Comuni non hanno l’opportunità di decidere e di scegliere ciò che di più importante vi sia per le rispettive comunità, ma solo di subire passivamente i provvedimenti e le determinazioni del Comune, che si è autodeterminato “ente capofila”, il cui sindaco è per Statuto il Presidente dell’Unione, e il cui peso politico è risolutivo.
Questa Unione è innaturale e non omogenea perché i sei piccoli Comuni hanno di fatto ipotecato il loro futuro, legandosi a Senigallia e abdicando al ruolo che per secoli hanno detenuto nel territorio. Così facendo, Ostra, Ostra Vetere, Barbara, Serra de’ Conti, Arcevia e Trecastelli hanno perso la loro autonomia, senza tener conto che nessuna norma li obbligava a farlo. Si sono spinti verso il limite, superandolo. Non è vera l’affermazione che i piccoli Comuni non riescano a governare le proprie comunità. Ci sono migliaia di esempi in Italia e in Europa, che dimostrano l’esatto contrario. I piccoli Comuni avrebbero dovuto “allearsi”, semmai, in un’Unione (ad esempio, confluendo in quella già esistente di Corinaldo e Castelleone di Suasa) per poi confrontarsi con Senigallia con pari dignità istituzionale, utilizzando, per quelle scelte di area vasta interessanti tutta la valle del Misa e del Nevola, altri strumenti ed istituti messi a disposizione dal Testo Unico degli Enti Locali (TUEL) e dal vigente ordinamento. Come, ad esempio, le convenzioni, gli accordi di programma, i protocolli d’intesa. Questa sì che è capacità e cultura di governo! Il sindaco di Senigallia e il PD hanno impedito che i piccoli Comuni riflettessero sulla proposta avanzata da Corinaldo e Castelleone di Suasa. Mangialardi ha giocato abilmente d’anticipo, evitando che la Valle del Misa e del Nevola potesse esprimersi e creare una Unione dei Comuni più omogenea e territorialmente più conforme alle finalità della legge e forse alla volontà generale del comprensorio vallivo.
Lo ha impedito, mettendo i sindaci di Barbara, Trecastelli, Serra de’ Conti, Arcevia, Ostra e Ostra Vetere di fronte ad una scelta obbligata da adottare in tempi brevissimi e senza possibilità di opporsi. Lo Statuto approvato, sempre a colpi di maggioranza, è poi la testimonianza diretta di carenza di democrazia e di partecipazione. Non vi è alcuna garanzia per i sei piccoli Comuni di avere un ruolo determinante perché Senigallia sarà l’unico regista di questo “grande inganno”. Il principio delle “diversità nell’unità” non è stato affatto rispettato perché Senigallia è il padrone e i sei piccoli Comuni i “servi obbedienti”. Questa Unione dei Comuni non rappresenta, da ultimo, alcun volano per l’economia locale, tanto meno per lo sviluppo del territorio. L’azione di governo ed amministrativa di un territorio non necessita di un ulteriore “carozzone”. E’ una scatola vuota voluta solo per rafforzare la posizione egemonica di Senigallia e per tenere al guinzaglio sei piccoli Comuni, i quali hanno tutti gli strumenti per poter valorizzare e promuovere i rispettivi territori senza doverli vendere al peggior acquirente.



   

da Fratelli d'Italia, Lega Nord e Energie per Senigallia

giovedì 12 aprile 2018

“Per risolvere i veri problemi della viabilità nel centro storico di Ostra serve un vero referendum”

OSTRA – Dal Comitato Sopravvivere ad Ostra riceviamo: “Nel Consiglio Comunale del 9 aprile, la Giunta Storoni è stata capace di scrivere un’altra brutta pagina della storia della democrazia. Tema focale dell’accesa discussione è stata l’approvazione del regolamento che disciplina le forme di consultazione popolare, un documento che dovrebbe fornire ai cittadini tutti gli strumenti  e le regole utili per potersi esprimere liberamente su determinati argomenti di interesse generale.
Intanto, quello che balza subito all’occhio è il grave ritardo con il quale il testo viene presentato: a dispetto dei “tempi brevi” promessi dall’Assessora Paolinelli lo scorso luglio, 9 mesi di gestazione non sono stati sufficienti a partorire un regolamento che fosse completo. Infatti, all’art.1 viene esclusa categoricamente dal documento la possibilità di contemplare al suo interno il tema del referendum: “Rimane esclusa dal presente regolamento la disciplina del referendum comunale e della partecipazione al procedimento amministrativo, di cui alla Legge 7 agosto 1990, n. 241”.
Dal momento che anche il referendum è una forma di consultazione popolare, perché tagliarlo fuori tout-court da un regolamento che dovrebbe comprendere tutte le forme di libera espressione dei cittadini?
La risposta della Paolinelli è stata: “Ci eravamo impegnati a procedere con un regolamento sulla consultazione perché ci era stato richiesto per andare avanti sul tema della viabilità… faremo a breve anche il regolamento per il referendum”.
Due sono le considerazioni che suscita tale affermazione.
La prima, chi aveva richiesto la consultazione? Non certo la cittadinanza che dallo scorso 3 maggio aveva invocato a gran voce il referendum per potersi esprimere sul tema dell’inversione della viabilità nel centro storico. La consultazione è stata soltanto un escamotage suggerito dall’Assessore Franceschini per salvarsi la faccia e dare una parvenza di democraticità ad un provvedimento dal quale, fin dall’inizio, si sapeva che non si sarebbe più tornati indietro.
La seconda, in premessa si scrive che “in relazione alla questione dell’inversione della viabilità del centro, si impegnavano il Sindaco e la Giunta a promuovere in tempi brevi la predisposizione di un regolamento in cui dettagliare delle modalità consultive della popolazione”: perché inserire il ricorrente tema dell’inversione? Il regolamento della consultazione dovrebbe essere uno strumento sempre valido e scardinato dal tema del viabilità. A tale proposito, vogliamo ricordare come l’Assessora Rossetti, durante il Consiglio Comunale del 31.07.2017, a proposito del regolamento referendario, disse “E’ uno strumento serio, talmente serio, che fino ad ora non c’è mai stato” (Delibera di Consiglio n. 27/2017) e intimava il Comitato e la minoranza consiliare a non strumentalizzare il referendum ai fini dell’inversione. Ora, invece, abbiamo un regolamento sulla consultazione che nasce, anche e soprattutto, per consentire ai cittadini di esprimersi su un tema specifico, quello della viabilità appunto.
Perciò, chi è che strumentalizza cosa??
Che il suddetto regolamento sia stato studiato ad hoc per l’inversione della viabilità è palesato anche nell’art.2 “Il diritto di partecipazione è riconosciuto a coloro che hanno nel Comune la residenza anagrafica” ed è esplicitato dalla spiegazione fornita a riguardo dalla Paolinelli: “Poiché la viabilità è un tema che coinvolge anche i ragazzi di 16 anni, muniti di patentino per ciclomotori, ci è sembrato giusto abbassare leggermente la soglia di voto per consentire anche a loro di esprimersi”. Dal momento che, sempre secondo la Paolinelli, l’auto non può essere la protagonista assoluta degli spostamenti ma vanno tutelati anche i pedoni, già che ci siamo perché non sottoporre la consultazione anche ai bambini di 8-10 anni che si muovono in centro con le biciclette o anche a quelli di 5anni che passeggiano accompagnati dai genitori o dai nonni?
Paradossalmente, però, nel regolamento non è riportato da nessuna parte che anche i sedicenni hanno diritto di voto, perciò è lecito ipotizzare che, ogni qualvolta sarà necessario ricorrere alla consultazione, si dovrà inevitabilmente modificare il regolamento, specificando la fascia di età alla quale i quesiti sono rivolti. È normale, secondo voi, basare un regolamento (che dovrebbe essere serio ed incontrovertibile) su delle libere interpretazioni della Giunta che non hanno un fondato riscontro documentale?
Leggendo il testo, inoltre, c’è un’altra cosa che salta all’occhio in maniera amaramente ironica: al “IV capo – Consultazione mediante questionari”, in poco più di trenta righe, il termine “Giunta Comunale” ricorre ben 8 volte!! Un record di autoreferenzialità da Guiness dei primati che denota in modo lampante come a tirare le fila di tutta l’operazione sarà, appunto, la Giunta che potrà manipolare a proprio piacimento ogni fase dell’operazione: dall’elaborazione dei quesiti, alla scelta degli aventi diritto al voto, alla rappresentazione dei risultati della consultazione (sulla base di quale criteri?), nonché di tutta la parte procedurale relativa alla metodologia da applicare.
Al fine di evitare di essere accusati di mistificare la realtà, alleghiamo di seguito il regolamento per la consultazione affinché tutti possano rendersi conto che quello approvato in sede consiliare non è un regolamento serio, ma la parodia di un regolamento che rasenta il ridicolo, confermandosi come una presa in giro nei confronti dei cittadini, dal momento che non è contemplato alcun vincolo per la Giunta di attenersi ai risultati che emergeranno.
Siamo veramente stanchi di questo modo di fare dell’Amministrazione comunale e delle sue continue farse pseudo-democratiche: quella di Storoni è ormai diventata un’oligarchia sorda di somari che sta definitivamente uccidendo la democrazia ad Ostra.
Il referendum resta l’unico, vero strumento univoco per garantire la massima libertà di espressione popolare. Tutto il resto è solo l’ennesima pagliacciata alla quale non sottostaremo in alcun modo”.

lunedì 9 aprile 2018

Serra de’ Conti: le minoranze contrarie al trasferimento di funzioni all’unione dei comuni


Le minoranze “Serra democratica e indipendente” e “Civitas” nel Consiglio del 5 aprile scorso hanno presentato una dichiarazione di voto contrario alle proposte di deliberazioni per il trasferimento di alcune funzioni all’unione di comuni “Le Terre della Marca Senone” (servizi sociali, finanziari e sportello unico attività produttive).
Questi i motivi :
• l’Unione è stata concepita senza alcun coinvolgimento delle minoranze consiliari: (imposizione fatta in fretta, cinque giorni prima dell’ultimo consiglio comunale del mese dicembre 2017);
• l’Unione è stata concepita senza la giusta informazione e la partecipazione dei cittadini: lo stesso trattamento è stato riservato alla cittadinanza: nessun un incontro pubblico informativo, né di un dibattito preventivo esplicitamente mirato. Un impegno di simili proporzioni non può non essere, prima di decidere, discusso con i cittadini;
• l’unione così come è stata approvata viola i più elementari principi di democrazia ;
• E’ stato un abuso “di rappresentanza” e di “delega” da parte della maggioranza consiliare;
• non rispetta la natura e le caratteristiche e le dimensioni dei Comuni coinvolti rispetto al Comune capofila (Senigallia): quanto possono incidere, in questo contesto, Serra e gli altri Comuni di pari popolazione rispetto a Senigallia, che ha più della metà degli abitanti dell’intera unione, ed è il comune proponente l’unione?;
• i benefici illustrati non sono stati dimostrati a differenza delle palesi criticità denunciate dalle minoranze consiliari;
• E’, per come è stata presentata, una sola manovra di potere politico nella vallata del Misa;
• E’ dubbia la sua legittimità giuridica-istituzionale ;
• La maggioranza in consiglio ha sostenuto che l’unione era da costruire, ma già sono stati scelti alcuni Dirigenti (segretario generale - responsabili servizi sociali e finanziario) senza alcun coinvolgimento delle minoranze ;
Per i motivi esposti, dopo la dichiarazione del nostro voto contrario, abbiamo abbandonato l’aula.
Riguardo la votazione del rappresentante della minoranza in seno al Consiglio dell’unione: pur rimanendo contrari sulla scelta della costituzione dell’Unione dei comuni “Le Terre della Marca Senone”, e considerata la necessità di rispetto delle procedure istituzionali, siamo stati costretti, per ovvi motivi di ruolo rappresentativo, a votare un rappresentante delle opposizioni del consiglio comunale di Serra de’ Conti.


dalla minoranza consiliare

sabato 7 aprile 2018

Ostra: il Comitato, una consultazione sulla viabilità


Dopo ben 9 mesi da quando l’assessore Franceschini l’aveva presentata in Consiglio Comunale come alternativa al referendum sull’inversione della viabilità nel centro storico di Ostra, la montagna ha finalmente partorito il topolino: la consultazione-farsa popolare ha finalmente un regolamento.
Anche se chiamarlo “regolamento” è a dir poco un eufemismo: quattro articoli in tutto (Finalità e metodi – Organizzazione - Esito e Utilizzazione - Norme finali) per definire il solito, fumoso nulla. Che sia una presa in giro, poi, è ben scandito dalle prime righe introduttive dove si scrive che “i cittadini esercitano il ruolo di protagonisti”, assicurando loro ed all'amministrazione gli strumenti idonei per realizzare un rapporto costante, diretto ed articolato fra comunità e rappresentanza elettiva. Da quando questa Giunta si è insediata, informare i cittadini è sempre stato il suo ultimo pensiero ed anche stavolta non c’è stata smentita: a distanza di mesi, interrogare la cittadinanza a mo’ di gentile concessione, con un metodo di “votazione” farlocca su di un provvedimento forzatamente imposto (dopo aver snobbato oltremodo ogni forma di civile protesta) è un atto deplorevole che denota la totale autoreferenzialità di questa amministrazione, da sempre più attenta ai propri interessi che a quelli dell’intera comunità. Infatti, analizzando il documento, portato in Commissione Regolamenti il 3 aprile e che sarà approvato lunedì 9 aprile in Consiglio Comunale, è palese come l’esito della consultazione sia assolutamente manipolabile dall’Amministrazione in quanto, come riportato nel primo comma dell’articolo 7: “Le modalità di organizzazione della consultazione popolare e la formulazione dei quesiti spettano alla Giunta Comunale, che assicura la libera espressione di tutti i cittadini e la fedele ed obbiettiva rappresentazione dei risultati della consultazione.” In altre parole, è l’Amministrazione a gestire e a giudicare l’intera manovra: un nonsense se si pensa che la consultazione dovrebbe essere uno strumento per dirimere questioni in cui la popolazione è contraria alle scelte assunte dall’Amministrazione. Senza contare poi il fatto che non viene definita in alcun modo la valenza di questa operazione ma semplicemente ci si limita ad affermare nell’articolo 8 che: “la Giunta, unitamente ad una propria relazione, rende noto ai cittadini il risultato della consultazione e gli intendimenti conseguenti”. Il rischio, tutt’altro che improbabile, è che l’Amministrazione non farà altro che prendere atto del malcontento per poi proseguire in modo indefesso nelle proprie intenzioni, dal momento che il Sindaco Storoni ha più volte ribadito che indietro non si torna e che quindi, almeno fino al termine del suo mandato, il vecchio senso di marcia non verrà ripristinato. Una domanda, perciò, sorge spontanea: stante la mancata possibilità di vincolare la Giunta all’esito della consultazione e a fronte della pervicace ostinazione del Sindaco nel voler portare avanti la sua decisione, a cosa serve, dunque, questa votazione? Dovremmo forse credere che Storoni non si è ancora capacitato dei danni inflitti ai commercianti ed agli ostrensi cagionati dalla sua scelta di invertire il senso di marcia, al punto da voler vedere scritto nero su bianco la profonda contrarietà dei cittadini? Le 1200 firme raccolte circa un anno fa non gli erano sufficienti? Ci teniamo a precisare che non siamo contrari a che venga regolamentata la consultazione, strumento utile per consentire alla cittadinanza di esprimersi anche in futuro su tematiche diverse da quella della viabilità (perché non regolamentare anche il referendum allora?), purché tale regolamento sia redatto con criterio e non, come in questo caso, in cui non è chiaro se il diritto di voto spetterà ai soli maggiorenni o meno (nel testo si scrive che la partecipazione è riconosciuta “a coloro che hanno nel Comune la residenza anagrafica” ), se i questionari saranno distribuiti casa per casa, se il voto sarà singolo o per nucleo familiare, se sarà anonimo o no (nell’art. 7 lettera b, si scrive solo che gli Uffici provvederanno “alla stampa, alla distribuzione e successiva raccolta dei questionari, alla verifica dei questionari restituiti rispetto a quelli consegnati, registrando il numero e l’incidenza percentuale dei cittadini che si sono astenuti dal parteciparvi”); altresì, non comprendiamo perché i questionari dovrebbero essere “corredati da una breve introduzione illustrativa dei fini conoscitivi che la Giunta Comunale si è proposta indicendo la consultazione” (art. 7 lettera a) dal momento che le domande dovrebbero essere formulate in modo chiaro e semplice, senza avere in appendice una “spiegazione” faziosa che finirebbe per influenzare il cittadino; anche la classificazione delle risposte e l’elaborazione dei risultati spetterà agli Uffici (art. 7 lettera c) ma per quale motivo e sulla base di quali criteri? Un regolamento, dunque, fin troppo lacunoso che non valorizza adeguatamente la partecipazione popolare. Ribadiamo, inoltre, che quello della consultazione non è lo strumento idoneo per il caso in questione: questo non è più il tempo per raccogliere nuove proposte e suggerimenti, ma è finalmente l’occasione per la cittadinanza di potersi esprimere sul provvedimento di inversione, dichiarando o meno il proprio consenso. Qualsiasi altro fine è inaccettabile e inopportuno. Purtroppo abbiamo motivo di credere che, dal momento che i questionari saranno formulati dalla Giunta, le domande saranno tutt’altro che obiettive ma saranno articolate in modo tale che il cittadino si ritroverà, suo malgrado, ad avallare la volontà dell’Amministrazione. Dobbiamo riconoscere, però, che Storoni ed i suoi sono stati comunque molto abili. Dopo il malumore scatenato per mesi fra gli ostrensi ed i numerosi consensi persi a causa dell’assurda decisione sulla viabilità, hanno finalmente trovato una “scappatoia”: indicendo la consultazione hanno dimostrato la loro “democraticità” consentendo alla collettività di esprimersi, ed assicurandosi, al tempo stesso, la certezza di proseguire nel proprio intento di inversione. Un gran bel colpo di genio, non c’è che dire! Al nostro filosofico Storoni, però, vorremmo ricordare una massima di Einstein “L’uomo intelligente risolve i problemi. L’uomo saggio li evita. L’uomo stupido li crea”. E se in seguito all’inversione ad Ostra i problemi sono aumentati, un motivo ci dovrà pur essere…


   

da Comitato “Sopravvivere ad Ostra”