Prima i fatti. All'alba del 6 febbraio
1944 ufficiali tedeschi delle SS aiutati da Carabinieri e agenti della
Questura, rastrellarono tutto il territorio di Ostra alla ricerca di
componenti del Gap locale (piccolo gruppo di partigiani comunisti),
molto attivo con le sue azioni di disturbo. Come riporta l'Atlante delle stragi fasciste e naziste (un'approfondita
banca dati a cui hanno lavorato più di 90 ricercatori su iniziativa
della Commissione storica congiunta tra Italia e Germania), vennero
radunate 200 persone e, tra queste, tre furono identificate come i
vertici militari del Gap. Si tratta di Alessandro Maggini, Amedeo
Galassi e Pietro Brutti, tutti con la qualifica di partigiani
combattenti e tutt'oggi onorati con medaglie al valor militare alla
memoria per decreto della Presidenza della Repubblica. Individuati
grazie alla soffiata di alcuni fedeli alla Repubblica di Salò, dopo un
processo sommario in Comune furono fucilati davanti al muro di cinta del
Paese. Prima di essere giustiziati, chiesero di poter indossare al
collo un fazzoletto rosso.
Nei mesi successivi il conflitto civile
si inasprì. La notte dell'11 luglio in un'azione di rappresaglia i
partigiani del Cln di Ancona catturarono e uccisero cinque fascisti,
accusati di aver collaborato con le SS nell'individuazione dei membri
del Gap (uno avrebbe fatto parte del plotone di esecuzione del 6
febbraio, riporta l'Archivio delle stragi nazifasciste).
Settantatré anni dopo, le cinque spie
vengono ancora commemorate, come ogni anno, riaprendo la ferita dei
familiari dei partigiani caduti. Le proteste delle famiglie non sono
riuscite a rompere il silenzio d'ovatta che avvolge l'omaggio ai
collaborazionisti né ad impedirne la puntuale riedizione.
E anche quest'anno non è stata fatta
eccezione. Il 9 luglio scorso, nella via dei Partigiani, nei pressi
della lapide che ricorda l'eccidio dei tre combattenti, "un gruppo di
nostalgici, amici e parenti di repubblichini di Salò, è andato lì a
commemorare le cinque comprovate spie", racconta all'HuffPost Alessandra
Maltoni, nipote di Alessandro Maggini, il vicecomandante del Gap
fucilato insieme a Brutti e Galassi.
Una reunion che non avrebbe
nulla di diverso dai tanti (gravi) episodi di apologia e ai rigurgiti
fascisti che si registrano in più realtà d'Italia. Tranne che per un
particolare: "Alla commemorazione hanno partecipato anche il sindaco di
Ostra Andrea Storoni e il parroco del paese, don Umberto Gasparini", ha
denunciato Maltoni.
In un volantino affisso sul sagrato
della parrocchia i giorni precedenti il 9 luglio, è apparso l'invito di
don Umberto ai fedeli (vedi foto) a partecipare alla "Preghiera nel
73esimo anniversario dell'uccisione del Priore don Nazzareno Pettinelli e
di coloro che furono vittime della rappresaglia", con tanto di messa in
Basilica e processione fino al luogo dell'uccisione con deposizione di
corone di fiori.
Tra le cinque vittime della rappresaglia
partigiana c'è infatti il priore di Santa Maria, don Pettinelli, che,
riporta l'archivio storico delle stragi nazifasciste, "aveva approvato
la condanna a morte dei partigiani 'in virtù della sua incondizionata
adesione al fascismo e quindi ai bandi tedeschi', e più volte si era
vantato di essere 'nero come la tonaca che indosso'".
Lo stesso don Umberto "si è adoperato,
nel 2014, per far erigere un piccolo manufatto in memoria dei cinque
repubblichini ma le nostre proteste e quelle dell'Anpi locale hanno
fatto saltare il progetto", rammenta ancora la nipote di Maggini. Per
questo, ogni anno l'adunata dei nostalgici si svolge davanti a una sorta
di sacrario mobile e quindi facilmente rimovibile. La scena del 9
luglio era questa (come visibile in foto): a destra un manifesto con il
nome dei cinque morti per mano partigiana incorniciato da strisce
tricolore, a richiamare il valore della Patria. Valore ricalcato anche
dalle cinque bandiere italiane a sinistra dell'altarino commemorativo.
Al centro poi una grande croce dalle braccia falcate che secondo
l'avvocato Piergiovanni Alleva, autore di un esposto-denuncia per
apologia di fascismo alla procura di Ancona, "non ha nulla a che fare
con la croce cristiana" ma richiama piuttosto "la croce prussiana
ripresa, in ultimo, dal III Reich di Adolf Hitler". Una rievocazione dal
sapore nazifascista che fa ancora più male alle famiglie dei partigiani
caduti perché consumata lì, di fronte alla lapide dei tre martiri.
Ma a non passare inosservata è stata
anche l'adesione del sindaco di Ostra, Andrea Storoni, classe '85 ed
eletto nel 2014 con la lista civica Vivere Ostra, che l'HuffPost ha
provato a contattare senza tuttavia riuscirci. Storoni fa parte anche
del Partito Democratico, ha sostenuto con la sua lista il Sì al
referendum costituzionale del 4 dicembre ed è assiduo partecipante alle
riunioni del Circolo Pd di Ostra. Tant'è che la sua presenza - senza
fascia tricolore - alla commemorazione è finita al centro di una delle
riunioni del circolo dem.
Con una lettera datata 21 luglio 2017 al
Coordinatore Pd Ostra Arcangelo Valeri, un militante ha chiesto se sia
vero che "tutti i componenti del circolo erano a conoscenza e
condividevano la partecipazione del sindaco Storoni all'iniziativa di
commemorazione di 5 spie nazifasciste fucilate". La missiva (di cui
l'HuffPost è in possesso) è stata inviata, per conoscenza, anche al
segretario provinciale e a quello regionale, nonché al responsabile
nazionale per gli Enti locali della segreteria nazionale, il sindaco
renziano di Pesaro Matteo Ricci, vista "la gravità dell'affermazione che
snatura alla radice la matrice antifascista del Pd", scrive con palese
sdegno il militante dem.
Nella sua risposta, inviata il 25
luglio, il coordinatore Valeri conferma la presenza del sindaco alla
commemorazione. In particolare, il vertice locale Pd scrive che "in uno
di questi incontri il Sindaco, che è sempre presente, ha comunicato di
aver ricevuto un invito a partecipare all'ormai usuale momento in
ricordo delle '5 spie fasciste' fucilate da patrioti ignoti e ha chiesto
un parere ai presenti chiarendo che comunque sarebbe andato in forma
privata e personale, senza fascia tricolore". Valeri ricorda che già i
precedenti sindaci avevano presenziato alla commemorazione senza
"suscitare nessuno scandalo". Non solo: "A mio modesto parere dobbiamo
considerarlo un momento di preghiera, che non si nega a nessuno, ma
spero anche di riflessione per constatare che è servita una terribile
guerra fratricida per liberare l'Italia dal giogo nazifascista". Poi
arriva quella che appare come una giustificazione dell'evento:
"Il
ricordo di quel comune dolore non dovrebbe fare scandalo perché risponde
a un sentimento religioso, di umanissima pietà che non può essere
negata a nessuno". Infine, il nocciolo della questione:
Per quanto sopra, il Circolo Pd di Ostra ha condiviso la presenza del Sindaco a quell'incontro proprio perché è stato invitato e ha partecipato a titolo personale A. Valeri (Coord. Pd Ostra) 25/07/2017
C'era quindi il convinto placet del
circolo Pd locale alla partecipazione del primo cittadino alla
commemorazione dei cinque collaborazionisti. Un assenso che stona, e non
poco, con il fatto che lo stesso Pd si sia fatto promotore in
Parlamento, con il ddl Fiano, di un inasprimento della pena per
l'apologia di fascismo (con reclusione da sei mesi a due anni per
chiunque propagandi immagini o contenuti del partito fascista o
nazionalsocialista tedesco o delle loro ideologie).
Vera Maggini, sorella del partigiano
Alessandro, non nasconde la sua angoscia: "È un infame tentativo di
oltraggio alla Memoria e alla Storia", si sfoga parlando con l'HuffPost.
"Ciò che avviene ormai da anni, con sempre rinnovato ardore e ignorando
le proteste verbali e scritte più volte da me inoltrate, mi ferisce
continuamente nel ricordo di quelle tre vite spezzate", continua
Maggini. "Vite immolatesi affinché il loro Paese ritrovasse la pace, la
libertà, la dignità, la democrazia".
A Ostra, nella valle del fiume Misa,
davanti al luogo della fucilazione dei tre partigiani oggi sorge una
lapide scarna: è un cippo semplice e spoglio, guarnito solo da una
pianta di fiori. "Se ne prende cura la figlia del partigiano fucilato
Pietro Brutti, rimasta orfana di padre quando aveva solo un anno. Lo fa
con grande amore. E silenziosa pena".
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