L’ Oratorio Sacro Cuore
ed il Centro Culturale Simona Romagnoli , con il Patrocinio del Comune
di Ostra, presentano venerdì 1 febbraio la conferenza della Dott.ssa
Cecilia Prete di Urbino sulle sue recenti scoperte relative al quadro de
“La Madonna del Rosario ” conservato nella chiesa dei Santi Francesco e
Lucia.
Nell' antica chiesa dei Santi Francesco e Lucia, già appartenuta ai
frati Minori Conventuali, oggi sede della parrocchia di Santa Lucia
Vergine e Martire si conserva una pala d'altare, fine '500 inizio' 600
attribuita al pennello di Ercole Ramazzini (1530/1598) di Rocca Contrada
(Arcevia), raffigurante la Madonna del Rosario. La devozione del
"Rosario" fu diffusa dagli ordini mendicanti e in particolar modo dai
Domenicani. Il culmine si ebbe dopo l'epica battaglia navale di Lepanto
combattutasi il 7 ottobre 1571 tra le flotte Cristiane riunite (Rep. di
Venezia, Spagna, Stato della Chiesa, Rep. di Genova, Ducato di Malta e
Savoglia e altri piccoli staterelli italiani) e Turchi e Ottomani. La
flotta turca era forte di 222 galee e 60 minori unità, con 13.000
marinai, 41000 rematori, 34.000 soldati e 750 cannoni, agli ordini di
Mehmet Ali. La "Lega Santa" Cristiana comprendeva 209 galee, 6 galeazze e
30 navi da carico con un totale di 12.920 marinai, 43.500 rematori,
28.000 soldati e 1.851 cannoni al comando di don Giovanni d'Austria. Con
il vento favorevole, il comandante Mehmet Ali decise di spingersi
all'attacco. Calmato e successivamente cambiato il vento "scirocco",
verso mezzogiorno, si levò una brezza da ponente favorevole ai
cristiani. Poi, il disordine e le due formazioni con il contatto tattico
s'incrociarono trasformando la battaglia navale a, quasi, terrestre.
La vittoria da parte dei cristiani fu totale e risoluta, e segnò
l'inizio della fine della potenza navale turca. A ragione, continuano le
cronache, il merito fu attribuito alla speciale protezione della
Vergine invocata, per mezzo del Rosario, dal mondo Cristiano. Venne
istituita la "Festa del Rosario" (1572) alla prima domenica di ottobre
(trasferita nel 1913 al 7 ottobre) e sorsero ovunque confraternite sotto
tale nome che incominciarono a celebrare le loro innumerevoli funzioni
religiose. Di pari passo vennero edificate nuove chiese che furono a Lei
dedicate. Dove ciò non fu possibile veniva almeno eretto un altare o
una piccola cappellina. A Montalboddo (Ostra) la devozione alla Vergine
del Rosario non potè che rivelarsi grande. Sorse la confraternita che
eresse presso la chiesa dei Frati Minori Conventuali il propio altare, a
ricordo, in onore, a memoria. La confraternita disponeva di un proprio
cappellano - stipendiato ed eletto dai confratelli - vestiva il sacco
rosso. Si sciolse poco prima del secondo conflitto Mondiale. La pala
l'altare raffigurante: la Madonna seduta sulle nubi trasportata dagli
angeli, vestita di rosso con un manto azzurro, porge il Santo Rosario a
San Domenico che gli è inginocchiato di profilo a sinistra, piu' in
basso, con le braccia protese verso di Lei. A destra un frate
francescano che legge il vangelo che lo tiene con ambo le Mani. Si
tratta probabilmente, afferma Enzo Mazzanti in un suo studio su: "La
Madonna del Rosario", del committente. Ciò viene dedotto dal fatto che
la figura non ha sulla testa l'aureola, come ha, invece, San Domenico.
Nello sfondo in basso: "un paesaggio, rappresentato da una valle, un
fiume che si perde in un'ansa, lontano il campanile di una chiesa, un
recipiente poggiato su un fianco (simbolo, forse, di aridità o, se si
vuole, della mancata pienezza della fede, che verrebbe compensata dal S.
Rosario); alcune rocce sulle quali poggia un libro semichiuso (fin qui
E. Mazzanti)". Il tutto è racchiuso, continua E. Mazzanti, "in una bella
cornice dil legno dorato, in cui sono state collocati quattordici
piccoli rettangoli, raffiguranti i Misteri del Rosario, dipinti
probabilmente dallo stesso autore", forse nel 1601 (anno che compare
sulla cornice dorata). "Nel complesso l'opera è priva di originalità;
dipinta con colori freddi, che appaiono, per di più, molto ossidati, per
cui vi traspare una atmosfera pesante e cupa, come coinvolta da un
temporale. Il tutto, continua sempre E. Mazzanti dovrebbe essere
recuperato con un adeguato restauro, trovandosi la grande tela (e le
piccole) in grave stato di abbandono e di degrado". Ora le
numerossissime pale d'altare reppresentanti la Madonna del Rosario
sparse per l'Italia hanno costituito un filone interessantissimo per la
storia dell'arte.
L'estate scorsa s'è arrivati alla conclusione, grazie
all'interessamento di un Professore di Firenze, dopo un attenta e
minuziosa osservazione, rivolta soprattutto ai soggetti che ornano e
compongono la venerata immagine, che la "pala" non sarebbe da attribuire
al pennello di E. Ramazzani, poichè sarebbe, l'mitazione di un'altra
opera prestigiosa. Infatti presso il Palazzo Mastai di Senigallia si
trova l'originale, opera di Federico Fiori detto il Barocci o Baroccio
(1528/35 1612), con le stesse caratteristiche formali ad eccezione del
S.Francesco (?), che nella "pala" ostrense rappresenterebbe un doveroso
omaggio alla Chiesa omonima o al committente.
da Giancarlo Barchiesi
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