Anche se Ostra è uno dei comuni della provincia di Ancona con il livello di tasse locali più basso (vedi l’indagine sulla tassazione
IMU e TARES, realizzata da Confindustria Ancona sul territorio
provinciale lo scorso luglio), e anche se dal confronto tra il costo del
servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti risultante dai piani
finanziari approvati per la TaReS e il numero degli abitanti, Ostra ha
il costo di raccolta rifiuti per abitante tra i più bassi della vallata
(superata solo da Serra de’Conti), ciò nonostante anche i cittadini di
Ostra hanno avuto la netta sensazione che le tasse locali siano
aumentate, mentre le risorse per il Comune sono sempre le stesse (anzi,
di meno).
Come è possibile ciò? Semplice: è il risultato della riforma
“federale” di alcune imposte, fatta in fretta, a troppe mani e saltando
un passaggio. Per spostarsi, infatti, da una tassazione centrale ad una
federale, occorrono diversi passaggi: innanzitutto occorre eliminare
una o più imposte statali e introdurne altrettante locali, poi si
debbono diminuire i trasferimenti statali ai comuni in ragione del
gettito che non entra più allo Stato ma direttamente ai vari enti, e
infine, si possono introdurre forme più o meno marcate di solidarietà
tra gli enti locali, per far sì che gli enti con maggiori entrate
derivanti dalle nuove imposte aiutino (più o meno intensamente) quelli
che dal passaggio “centrale/locale” ci hanno perso.
Negli ultimi anni abbiamo assistito alla introduzione di nuove imposte
locali (Imu e Tares ed ora Iuc, Tasi e Tari), accompagnate (anzi,
precedute) da sostanziosi tagli dei trasferimenti statali agli enti
locali (e in misura nettamente superiore al gettito derivante dalle
nuove imposte), e anche a forme di solidarietà tra i vari enti (vedi Imu
2013). Ciò che è mancato, tuttavia, è il primo passaggio, cioè la
riduzione delle imposte statali. Anche se con l’entrata in vigore
anticipata dell’IMU sperimentale attuata con il D.L. 201/2011 (c.d.
“salva Italia”), alcune tipologie di immobili sono state escluse da
Irpef e addizionali proprio perché soggette ad Imu, il “cambio” è stato
solo parziale e comunque svantaggioso per i contribuenti.
Addirittura il passaggio da Tarsu a Tares è stato accompagnato
dall’introduzione del nuovo “balzello” statale di 30 centesimi al mq, da
pagare insieme alla Tares comunale, ma che è andato esclusivamente a
favore dello Stato. Tutto ciò ha comportato un enorme aumento del
prelievo fiscale a carico dei cittadini, senza che ai comuni ne sia
derivato alcun beneficio, anzi, si può affermare che ai comuni è stata
sottratta, di fatto, gran parte dell’autonomia impositiva.
Due esempi concreti per capire meglio.
Quando ancora c’era l’ICI, esisteva per i comuni la possibilità di introdurre una “imposta di scopo”, una specie di “addizionale” dell’ICI (massimo lo 0,5‰ in più), da destinare esclusivamente alla realizzazione di ben definite opere pubbliche. Questa imposta, introdotta con la finanziaria per il 2007 (L.296/2006) è rimasta pressoché inutilizzata per anni (nel 2011 l’avevano adottata solo 20 comuni in tutta Italia), a causa del breve lasso temporale previsto per l’applicazione dell’imposta (solo 5 anni), del limite del 30% dell’importo dell’opera finanziabile, con necessità quindi di reperire il restante 70% da altre fonti, e a causa del mancato coordinamento con le regole sul patto di stabilità. Con il D.Lgs. 23/2011 (sul federalismo fiscale), per potenziare questo strumento a favore dei comuni, il limite temporale fu elevato a 10 anni e venne eliminato il tetto del 30% dell’importo, permettendo così di finanziare, con l’imposta, l’intera opera. Per un comune come Ostra, dove il gettito ICI superava di poco i 700 mila euro, significava avere un’entrata di circa 50 mila euro l’anno per dieci anni, 500 mila euro in totale. Non grandi cifre, quindi, ma comunque somme sufficienti a realizzare qualcosa di consistente. Mancava solo un decreto attuativo da emanare entro il 31/10/2011 (e il coordinamento con le norme sul patto di stabilità). Tuttavia, trascorsa la burrascosa estate del 2011, il decreto non venne mai emanato e la nuova “imposta di scopo” rimase sulla carta fino a che non venne introdotta invece l’Imu “sperimentale”, che in un solo anno (il 2012), ha comportato un maggior prelievo sui cittadini di Ostra per circa 870 mila euro (il 75% in più di quello che sarebbe stato possibile prelevare con l’imposta di scopo in dieci anni!), dei quali oltre 610 mila direttamente a favore dello Stato, mentre i restanti 260 mila, rimasti al Comune, sono comunque risultati inferiori ai minori trasferimenti che lo Stato ha riconosciuto al Comune per lo stesso anno. Quindi raddoppio del prelievo sui cittadini, ma stesse risorse finanziarie al Comune (con un decreto del 2012, poi, la nuova imposta di scopo è stata resa operativa, ma ormai la “scure” dell’Imu era calata, per cui è sembrata quasi una beffa). Con la Tares è successo qualcosa di simile, posto che la somma totale dei 30 centesimi al mq incassata dallo Stato nel Comune di Ostra, nel solo anno 2013 (e in aggiunta al maggior gettito Imu ormai a regime), ammonta a circa 175 mila euro, pari al 30% dell’intero gettito Tarsu del 2012. Anche qui, pertanto, aumento del prelievo sui cittadini, senza che al Comune siano arrivate nuove risorse economiche. Tutto ciò, si ricorda, non per finanziare un’opera pubblica utile alla Città, ma per risanare i conti pubblici nazionali. Quindi, oltre alla mancata riduzione di imposte statali per far spazio alle nuove imposte comunali senza aumentare il prelievo complessivo, si sono addirittura aggiunti ulteriori tributi a favore dello Stato “mescolandoli” ai nuovi tributi locali. Ora, si può essere d’accordo oppure no sul fatto che questo fosse comunque inevitabile e in che misura, così come si può pensare che la tassazione sugli immobili andava comunque aumentata oppure no, ma è necessario avere ben chiaro quello che è successo, chi ha beneficiato delle maggiori risorse prelevate ai cittadini e in che misura. Occorre partire dalla conoscenza dei fatti e dei numeri, dopodiché si può discutere di tutto, ma con cognizione di causa, anche perché la nuova Imposta “Unica” Comunale (che porta con se Imu, Tasi e Tari) che dovremo pagare nel 2014 (e per la quale si attendono ancora modifiche), sembra andare nella stessa identica direzione.
Quando ancora c’era l’ICI, esisteva per i comuni la possibilità di introdurre una “imposta di scopo”, una specie di “addizionale” dell’ICI (massimo lo 0,5‰ in più), da destinare esclusivamente alla realizzazione di ben definite opere pubbliche. Questa imposta, introdotta con la finanziaria per il 2007 (L.296/2006) è rimasta pressoché inutilizzata per anni (nel 2011 l’avevano adottata solo 20 comuni in tutta Italia), a causa del breve lasso temporale previsto per l’applicazione dell’imposta (solo 5 anni), del limite del 30% dell’importo dell’opera finanziabile, con necessità quindi di reperire il restante 70% da altre fonti, e a causa del mancato coordinamento con le regole sul patto di stabilità. Con il D.Lgs. 23/2011 (sul federalismo fiscale), per potenziare questo strumento a favore dei comuni, il limite temporale fu elevato a 10 anni e venne eliminato il tetto del 30% dell’importo, permettendo così di finanziare, con l’imposta, l’intera opera. Per un comune come Ostra, dove il gettito ICI superava di poco i 700 mila euro, significava avere un’entrata di circa 50 mila euro l’anno per dieci anni, 500 mila euro in totale. Non grandi cifre, quindi, ma comunque somme sufficienti a realizzare qualcosa di consistente. Mancava solo un decreto attuativo da emanare entro il 31/10/2011 (e il coordinamento con le norme sul patto di stabilità). Tuttavia, trascorsa la burrascosa estate del 2011, il decreto non venne mai emanato e la nuova “imposta di scopo” rimase sulla carta fino a che non venne introdotta invece l’Imu “sperimentale”, che in un solo anno (il 2012), ha comportato un maggior prelievo sui cittadini di Ostra per circa 870 mila euro (il 75% in più di quello che sarebbe stato possibile prelevare con l’imposta di scopo in dieci anni!), dei quali oltre 610 mila direttamente a favore dello Stato, mentre i restanti 260 mila, rimasti al Comune, sono comunque risultati inferiori ai minori trasferimenti che lo Stato ha riconosciuto al Comune per lo stesso anno. Quindi raddoppio del prelievo sui cittadini, ma stesse risorse finanziarie al Comune (con un decreto del 2012, poi, la nuova imposta di scopo è stata resa operativa, ma ormai la “scure” dell’Imu era calata, per cui è sembrata quasi una beffa). Con la Tares è successo qualcosa di simile, posto che la somma totale dei 30 centesimi al mq incassata dallo Stato nel Comune di Ostra, nel solo anno 2013 (e in aggiunta al maggior gettito Imu ormai a regime), ammonta a circa 175 mila euro, pari al 30% dell’intero gettito Tarsu del 2012. Anche qui, pertanto, aumento del prelievo sui cittadini, senza che al Comune siano arrivate nuove risorse economiche. Tutto ciò, si ricorda, non per finanziare un’opera pubblica utile alla Città, ma per risanare i conti pubblici nazionali. Quindi, oltre alla mancata riduzione di imposte statali per far spazio alle nuove imposte comunali senza aumentare il prelievo complessivo, si sono addirittura aggiunti ulteriori tributi a favore dello Stato “mescolandoli” ai nuovi tributi locali. Ora, si può essere d’accordo oppure no sul fatto che questo fosse comunque inevitabile e in che misura, così come si può pensare che la tassazione sugli immobili andava comunque aumentata oppure no, ma è necessario avere ben chiaro quello che è successo, chi ha beneficiato delle maggiori risorse prelevate ai cittadini e in che misura. Occorre partire dalla conoscenza dei fatti e dei numeri, dopodiché si può discutere di tutto, ma con cognizione di causa, anche perché la nuova Imposta “Unica” Comunale (che porta con se Imu, Tasi e Tari) che dovremo pagare nel 2014 (e per la quale si attendono ancora modifiche), sembra andare nella stessa identica direzione.
da Luigi Barigelli assessore al bilancio Comune di Ostra |
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