Atto
Camera
Interrogazione a risposta orale 3-01118
presentato
da
Interrogazione a risposta orale 3-01118
TERZONI
Patrizia
testo di
Martedì
28 ottobre 2014, seduta n. 319
TERZONI, CECCONI, AGOSTINELLI, SEGONI, DE ROSA, MANNINO, DAGA, MICILLO, BUSTO e ZOLEZZI.
— Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del
mare. — Per sapere – premesso che:
le notizie delle alluvioni che ancora una volta sono arrivate da Genova, dalla Toscana e dall'Emilia in queste prime settimane della stagione autunnale hanno provocato forti preoccupazioni anche nelle altre regioni italiane che negli ultimi anni hanno subito lo stesso destino di quei territori;
la fragilità del territorio che si è mostrata per l'ennesima volta in tutta la sua gravità fa sorgere preoccupanti interrogativi ai quali la popolazione chiede di ricevere risposta nel più breve tempo possibile;
infatti, le misure messe in atto dai Governi in collaborazione con gli enti locali per monitorare e classificare le aree a rischio, quali ad esempio il PAI (Piano di assetto idrogeologico), non appaiono sufficienti a garantire la sicurezza dei cittadini che a ogni annuncio di una pioggia abbondante sono costretti ad abbandonare le proprie abitazioni o comunque ad assistere impotenti all'evolversi della situazione;
emblematico a questo proposito è il caso del progetto di realizzazione di un impianto per la produzione di energia elettrica e termica mediante digestione anaerobica nel comune di Ostra presentato in data 22 aprile 2010 dalla società En-Ergon Srl;
la localizzazione dell'impianto ricade all'interno della zona Zipa a Casine di Ostra, più precisamente nella pianura alluvionale del Torrente Nevola che dista appena 200 metri dal lotto, ed a poco più di 900 metri dal punto in cui lo stesso confluisce nel Misa;
il lotto risulta essere in un'area esondabile non cartografata dal Piano di assetto idrogeologico delle Marche, ma che presenta tutti i caratteri di esondabilità. In effetti già nel 2011 è stata oggetto di evento calamitoso come è possibile verificare dalla documentazione fotografica raccolta dalle testate giornalistiche locali e dai comitati e rintracciabile in rete;
il 3 maggio 2014 tutta la zona Zipa, insediata e quella soggetta ad ampliamento, è stata di nuovo sommersa dall'acqua, come documentato nelle diverse diffide inviate dai comitati agli enti preposti per chiedere la riperimetrizzazione del Piano di assetto idrogeologico. In particolare nel lotto dove dovrà sorgere la centrale vi era più di un metro di acqua;
la regione Marche ha classificato l'esondazione avvenuta nel 2014 individuando l'entità dei tempi di ritorno come quarantennale, il che significa che valutando il tempo di ritorno centennale come richiesto per l'elaborazione delle mappe del rischio alluvioni dalla direttiva europea 2007/60 all'articolo 6, comma 3, lettera b), la quantità di acqua che potrebbe riversarsi sulla stessa area sarebbe pari a circa il doppio;
questo scenario rappresenta un grave e reale pericolo per la salute dei cittadini che abitano nell'area circostante la zona interessata dal progetto e che potrebbero subire direttamente le conseguenze dell'inquinamento diffuso provocato dal trasporto dei reflui e delle sostanze legate all'attività dell'impianto in progetto per mezzo dell'acqua di esondazione;
il Governo ha già prodotto degli indirizzi operativi, validi in tutto l'ambito territoriale nazionale in accordo con le amministrazioni regionali, raccolti appunto nel documento conclusivo del tavolo tecnico Stato-regioni «indirizzi operativi per l'attuazione della direttiva 2007/60/CE relativa alla valutazione ed alla gestione dei rischi da alluvioni con riferimento alla predisposizione delle mappe della pericolosità e del rischio di alluvioni (decreto legislativo n. 49 del 2010)»;
nel caso specifico della regione Marche con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 9 marzo 2011 è stato nominato il dottor Antonio Senni commissario straordinario per la mitigazione del dissesto idrogeologico –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopra esposti e se siano state stimate le ricadute sul sistema idrogeologico dell'area sulla quale insisterebbe l'impianto;
se il Ministro, per quanto di competenza, non ritenga necessario intervenire con accertamenti in grado di stabilire se in questo caso specifico sia stato rispettato fino in fondo quanto indicato nel documento conclusivo del tavolo tecnico Stato-regioni «indirizzi operativi per l'attuazione della direttiva 2007/60/CE relativa alla valutazione ed alla gestione dei rischi da alluvioni con riferimento alla predisposizione delle mappe della pericolosità e del rischio di alluvioni (decreto legislativo n. 49 del 2010)»;
di quali elementi e dati il Ministro interrogato disponga circa il rischio idrogeologico del territorio della regione Marche;
quali tipi di controllo il Ministero abbia messo in atto al fine di verificare l'operatività dei commissari straordinari per la mitigazione del dissesto idrogeologico nominati su tutto il territorio nazionale;
se il Ministro interrogato non ritenga necessario intervenire a livello normativo per fare in modo che in fase di rilascio delle autorizzazioni per la realizzazione di opere come quelle indicate in premessa sia richiesta una valutazione dei possibili rischi di inquinamento diffuso provocati da eventi calamitosi come le alluvioni.
(3-01118)
le notizie delle alluvioni che ancora una volta sono arrivate da Genova, dalla Toscana e dall'Emilia in queste prime settimane della stagione autunnale hanno provocato forti preoccupazioni anche nelle altre regioni italiane che negli ultimi anni hanno subito lo stesso destino di quei territori;
la fragilità del territorio che si è mostrata per l'ennesima volta in tutta la sua gravità fa sorgere preoccupanti interrogativi ai quali la popolazione chiede di ricevere risposta nel più breve tempo possibile;
infatti, le misure messe in atto dai Governi in collaborazione con gli enti locali per monitorare e classificare le aree a rischio, quali ad esempio il PAI (Piano di assetto idrogeologico), non appaiono sufficienti a garantire la sicurezza dei cittadini che a ogni annuncio di una pioggia abbondante sono costretti ad abbandonare le proprie abitazioni o comunque ad assistere impotenti all'evolversi della situazione;
emblematico a questo proposito è il caso del progetto di realizzazione di un impianto per la produzione di energia elettrica e termica mediante digestione anaerobica nel comune di Ostra presentato in data 22 aprile 2010 dalla società En-Ergon Srl;
la localizzazione dell'impianto ricade all'interno della zona Zipa a Casine di Ostra, più precisamente nella pianura alluvionale del Torrente Nevola che dista appena 200 metri dal lotto, ed a poco più di 900 metri dal punto in cui lo stesso confluisce nel Misa;
il lotto risulta essere in un'area esondabile non cartografata dal Piano di assetto idrogeologico delle Marche, ma che presenta tutti i caratteri di esondabilità. In effetti già nel 2011 è stata oggetto di evento calamitoso come è possibile verificare dalla documentazione fotografica raccolta dalle testate giornalistiche locali e dai comitati e rintracciabile in rete;
il 3 maggio 2014 tutta la zona Zipa, insediata e quella soggetta ad ampliamento, è stata di nuovo sommersa dall'acqua, come documentato nelle diverse diffide inviate dai comitati agli enti preposti per chiedere la riperimetrizzazione del Piano di assetto idrogeologico. In particolare nel lotto dove dovrà sorgere la centrale vi era più di un metro di acqua;
la regione Marche ha classificato l'esondazione avvenuta nel 2014 individuando l'entità dei tempi di ritorno come quarantennale, il che significa che valutando il tempo di ritorno centennale come richiesto per l'elaborazione delle mappe del rischio alluvioni dalla direttiva europea 2007/60 all'articolo 6, comma 3, lettera b), la quantità di acqua che potrebbe riversarsi sulla stessa area sarebbe pari a circa il doppio;
questo scenario rappresenta un grave e reale pericolo per la salute dei cittadini che abitano nell'area circostante la zona interessata dal progetto e che potrebbero subire direttamente le conseguenze dell'inquinamento diffuso provocato dal trasporto dei reflui e delle sostanze legate all'attività dell'impianto in progetto per mezzo dell'acqua di esondazione;
il Governo ha già prodotto degli indirizzi operativi, validi in tutto l'ambito territoriale nazionale in accordo con le amministrazioni regionali, raccolti appunto nel documento conclusivo del tavolo tecnico Stato-regioni «indirizzi operativi per l'attuazione della direttiva 2007/60/CE relativa alla valutazione ed alla gestione dei rischi da alluvioni con riferimento alla predisposizione delle mappe della pericolosità e del rischio di alluvioni (decreto legislativo n. 49 del 2010)»;
nel caso specifico della regione Marche con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 9 marzo 2011 è stato nominato il dottor Antonio Senni commissario straordinario per la mitigazione del dissesto idrogeologico –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopra esposti e se siano state stimate le ricadute sul sistema idrogeologico dell'area sulla quale insisterebbe l'impianto;
se il Ministro, per quanto di competenza, non ritenga necessario intervenire con accertamenti in grado di stabilire se in questo caso specifico sia stato rispettato fino in fondo quanto indicato nel documento conclusivo del tavolo tecnico Stato-regioni «indirizzi operativi per l'attuazione della direttiva 2007/60/CE relativa alla valutazione ed alla gestione dei rischi da alluvioni con riferimento alla predisposizione delle mappe della pericolosità e del rischio di alluvioni (decreto legislativo n. 49 del 2010)»;
di quali elementi e dati il Ministro interrogato disponga circa il rischio idrogeologico del territorio della regione Marche;
quali tipi di controllo il Ministero abbia messo in atto al fine di verificare l'operatività dei commissari straordinari per la mitigazione del dissesto idrogeologico nominati su tutto il territorio nazionale;
se il Ministro interrogato non ritenga necessario intervenire a livello normativo per fare in modo che in fase di rilascio delle autorizzazioni per la realizzazione di opere come quelle indicate in premessa sia richiesta una valutazione dei possibili rischi di inquinamento diffuso provocati da eventi calamitosi come le alluvioni.
(3-01118)