E’ indubbio che la
pressione fiscale abbia raggiunto livelli davvero insopportabili nella
nostra vita, in particolare la tassa sui rifiuti. Parlando con alcuni di
voi mi è stato più volte chiesto perché il costo che grava sulle
famiglie per lo smaltimento dell’immondizia sia cosi alto e so che molti
candidati che sono passati dalle nostre parti non hanno risposto a
questa domanda.
In realtà la lievitazione delle tariffe è determinata anche da scelte
sbagliate e dalla non volontà di perseguire i responsabili di queste
scelte. Emblematica sul punto è la storia dell’impianto di compostaggio
di Corinaldo. Nell’anno 2004 il Consorzio CIR 33 (composto dai 33 Comuni
della Valle del Misa e del Nevola e della Valle dell’Esino, finalizzato
alla gestione dei rifiuti in questi territori) decise di realizzare a
Corinaldo un impianto di compostaggio aerobico dove i Comuni dovevano
conferire il rifiuto umido che poi, fermentando in locali aperti, si
sarebbe trasformato in compost da poter riutilizzare come fertilizzante
in agricoltura. L’impianto, progettato ed approvato nel 2004, è costato
alla nostra collettività ben 8.529.530,09 euro. E’ stato inaugurato
nell’ottobre del 2008, con grande enfasi sui media (se vi fate una
googlata, digitando le parole “inaugurazione impianto di compostaggio di
Corinaldo” troverete da soli i tanti filmati ed articoli, che mostrano
la soddisfazione dei “soliti” politici locali, che avevano deliberato ed
inaugurato quell’impianto) ed è entrato in funzione nel maggio 2009.
Appena pochi mesi dopo, però, fu subito chiaro che chi lo aveva
progettato e i politici che avevano deciso di realizzarlo si erano
dimenticati di un piccolo particolare: l’umido lasciato a macerare puzza
(cosa nota a tutti, ma forse non ai tecnici ed ai politici che vollero
quella struttura).
Cominciarono le proteste delle popolazioni che abitavano nelle
vicinanze e solo dopo circa tre anni dalla sua inaugurazione il
Direttore dell’Impianto di Corinaldo dichiarò, senza mezzi termini, che
il tanto osannato impianto di compostaggio, costato alla popolazione
quasi novemilioni di euro, presentava “difficoltà gestionali dovuti ad
una tecnologia obsoleta”. Ricordo che durante la riunione dei Sindaci,
in cui venne affermato ciò, trasecolai sulla sedia, nel sentire quella
frase. Come era possibile dichiarare obsoleto un impianto costato così
tanto, dopo neanche trentasei mesi dalla sua entrata in funzione? E,
soprattutto, di chi era la responsabilità di un simile scempio, e quali
provvedimenti sarebbero stati presi verso chi l’aveva progettato e chi
aveva deliberato di realizzarlo? Furono le domande che continuai a
rivolgere con veemenza agli altri Sindaci, senza ricevere da loro alcuna
risposta. Finchè ho rivestito la funzione di Sindaco ho sempre
combattuto per avere questi chiarimenti e per far sì che lo spreco non
fosse ripagato dai cittadini. Tuttavia, pochi mesi dopo il termine del
mio mandato, l’ATA (organismo composto da tutti i Sindaci della
Provincia), ottenuto un parere alquanto sibillino dalla Regione,
deliberò la trasformazione dell’impianto: si decise così che solo una
porzione di quest’ultimo sarebbe rimasta destinata alla fermentazione
dell’umido, mentre il resto dell’impianto sarebbe stato utilizzato per
la triturazione del secco, per poi stoccarlo nella stessa discarica. Il
costo di questa operazione sarà di ulteriori € 5.700.000 di soldi
pubblici che ovviamente pagheranno i cittadini.
Ma non è finita qui: i lettori più attenti non si saranno certo
dimenticati del fatto che l’impianto di Corinaldo è attualmente ancora
di proprietà dei Comuni della Vallesina e delle Valli del Misa e del
Nevola, che dovranno in quota parte cedere le loro quote agli altri
Comuni della Provincia di Ancona. L’impianto così trasformato, in base
ad una perizia commissionata dai nostri Comuni, risulta, a sua volta,
avere un valore di € 5.700.000,00, stranamente pari al costo della
trasformazione, ma ben inferiore ai circa 9 milioni di euro che era
costato in origine. Non solo il bene si è deprezzato, ma i nostri
politici hanno inoltre deciso che la quota parte di detto importo, che
gli altri Comuni della Provincia dovranno pagare, ci verrà versata in
comode 10 rate annue a partire dall’entrata in funzione del nuovo
impianto!!! In poche parole i nostri lungimiranti amministratori hanno
stabilito da un lato di trasferire subito agli altri Comuni della
Provincia le quote dell’attuale impianto, così da cominciare subito i
lavori (il cui costo ricadrà ovviamente sul costo del servizio), e
dall’altro di incassare l’importo solo nei 10 anni successivi al termine
dei lavori (previsto nel 2018).
Il risultato per i residenti di queste due valli sarà ovviamente
l’aumento consistente del costo della tassa sui rifiuti. Credo sia
evidente come una simile condotta dei nostri politici non sia più
accettabile. La mia speranza è che si possa finalmente parlare di questi
problemi, sviscerandoli sia sotto l’aspetto politico che sotto quello
tecnico, così da richiamare alle proprie responsabilità chi ha assunto
certe delibere e nel contempo puntare ad un modo più corretto e
conveniente per la collettività di gestire il bene comune.
da Massimo Olivetti
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