Il nostro gruppo consiliare di minoranza In Movimento – Corinaldo c’è è stato invitato nei giorni scorsi
dai gruppi consiliari di minoranza della vallata del Misa, in pratica da quelli che ora fanno parte
dell’Unione delle Terre della Marca dei Senoni, ad un incontro dibattito in cui inevitabilmente si è
discusso della recente instaurazione dell’Unione.
Abbiamo trovato doveroso parteciparvi per comprendere meglio le
tematiche ed in particolare lo statuto di questa nuova unione. Tutti gli
esponenti dei vari gruppi consiliari sono unanimemente d’accordo
nell’affermare che questa unione è disarmonica e troppo sbilanciata a
favore di un solo comune, Senigallia. Ciò che è veramente
raccapricciante ed incomprensibile è il perché la decisione di giungere
ad una unione di ben 7 comuni non sia stata resa pubblica, il perché i
cittadini siano stati tenuti all’oscuro di tutto ed ancor più grave i
loro stessi rappresentanti nei vari consigli comunali.
La posizione di Senigallia per quanto stabilito dallo statuto, è di
indiscutibile predominanza sugli altri comuni sia in sede politica che
in quella amministrativa, addirittura una clausola le garantisce, se
altri comuni volessero aderire a questa nuova unione, comunque una
presenza di almeno il 40% dei consiglieri. Come consiglieri del comune
di Corinaldo siamo rimasti sbalorditi dalla presenza in un atto quale
uno statuto di tante incongruenze antidemocratiche, vorremmo dire
vessatorie.
Ha inoltre dell’incredibile che pur trattandosi di una unione e quindi
verrebbe da se (pensavamo) che ogni comune deve affrontare da solo le
proprie problematiche, (leggi art.11). Ha inoltre dell’inconcepibile che
nessuno dei Sindaci dei 6 comuni coinvolti, tralasciando chiaramente il
comune promotore, abbia opposto una benchè minima “resistenza” od
opposizione, abbia proposto qualche emendamento, abbia detto no
all’Unione, tutti si sono inchinati ad un potere supremo, ad una
autorità superiore.
Avevamo intuito che poteva trattarsi solo di una manovra politica, la
stessa denominazione Le Terre della Marca dei Senoni, restituibile
chiaramente in il Territorio del Signore di Senigallia lasciava intuire,
ma in questa maniera ed in aperta contraddizione ai principi del
medesimo Partito Democratico, attore principale ed indiscusso in questa
vicenda; la popolazione non ha alcun peso e non può in alcuna maniera
decidere del suo futuro, l’art.15 recita “non possono essere sottoposti a
referendum (forse dopo il precedente con Morro d’Alba) il presente
Statuto e le integrazioni o modifiche allo stesso”.
L’opinione dei cittadini non conta un razzo, palazzo, mazzo,
bell’esempio di democrazia. Non è possibile, secondo quanto stabilito,
proporre un referendum per abrogare l’Unione. Ai comuni che volessero
uscire da questa unione, dopo una trafila che quanto meno dura un paio
di anni, in pratica non viene restituito quanto apportato in risorse, in
beni mobili ed immobili.
É stato detto che l’unico vero scopo di questa unione è quello di poter
accedere a nuovi mutui, ma a favore di chi, del comune predominante in
definitiva detenendo la maggioranza assoluta; è inoltre assurdo pensare
di indebitarsi ulteriormente quando le esigue disponibilità dei vari
bilanci non lo permettono nella maniera più assoluta. Oltre alla nostra
solidarietà e vicinanza abbiamo inteso suggerire un intervento in sede
giudiziale, questo statuto ha scavalcato troppe normative e molti
principi costituzionali per non essere additato come un atto illecito da
annullare.
Lo stesso art.15 che abbiamo descritto è un chiaro atto antidemocratico
ed autoritario voluto da pochi, e visto e appurato che gli enti
sottostanno a normative democratiche non oligarchiche l’insieme degli
articoli dello statuto che regola questa pseudo unione va quanto meno
rivisitato.
da lista In Movimento - Corinaldo C’è
per Luciano Galeotti sindaco
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