Nel 1692 venne consacrata, con rito solenne dal Vescovo di Senigallia Muzio Dandini, la chiesa di San Rocco. Posta all'interno delle mura castellane, la chiesa si innalza nel punto più alto della città ed è strettamente collegata all'ospedale civile.Dove sorge oggi l'ospedale, c'era un tempo un monastero di suore di clausura. Sulla presenza delle Clarisse in Ostra, esi¬stono documenti datati 1545/46. Risale a quegli anni, l'autoriz¬zazione concessa a suor Alessandra Sabini di fondare un monaste¬ro, secondo le regole di Santa Chiara. E un altro documento, da¬tato 16 aprile 1545, attesta che il "cancelliere/notaio comunale Ser Cherubino Cherubini, sentiti i Priori e i Delegati del Consi¬glio, concorde e plaudente anche il Vescovo Marco Vigerio Della Rovere Junior, stipulò l'atto di donazione del terreno per l'edi¬ficazione del monastero". La zona prescelta fu quella adiacente la chiesa di San Rocco, già edificata per volere del pubblico Consiglio dopo il 1527 "per placare l'ira di Dio".E' storicamente provato, infatti, che in quegli anni l'Italia fu colpita dal tremendo flagello della peste. Speciali preghiere venivano rivolte a San Rocco, il santo invocato contro la peste e le malattie contagiose. Dal libro dei Consigli Comunali di Ostra -come annota Bruno Morbidelli- possiamo trarre la notizia secondo la quale "il Conte Gabuzio Gabuzi propose tra l'altro al Consiglio l'edificazione di una chiesa" come sano rimedio per il terribile e immondo flagello della peste". La proposta del Conte, messa a votazione segreta, riscosse il favore unanime del Consiglio: il cancelliere/notaio Ser Cesarino Cherubini di Ostra raccolse 21 palline nel bossolo del "sì", e nessuna nel bossolo del "no". La chiesa che, per decisione unanime, doveva restare di proprietà comunale, venne poi ceduta a Suor Alessandra Sabini. Fu il Vescovo Marco Vigerio Della Rovere nel 1546 a benedire la prima pietra della costruzione del monastero, al termine di una processione partita dalla chiesa di San Domenico fuori le mura. L'ordine delle Clarisse a Montalboddo crebbe rapidamente di numero e alla fine del cinquecento già vi abitavano una quaranti¬na di suore, per passare nei secoli successivi ad oltre cinquanta. Nel seicento le religiose introdussero il culto di San Costanzo martire e il sacro corpo venne collocato con onorificenze in un'arca d'ebano intagliata e lavorata in oro. Nella stessa chiesa venne poi conservata anche un'ampolla con il sangue del Santo e l'atto di autentica delle sue reliquie. Il secolo successivo, nel 1703, il Vescovo Muzio Dandini, consacrò, all'interno del monastero, una "scala santa" che venne successivamente ristrutturata nel 1770 per permettere il collegamento del monastero con la chiesa. "Santa" fu denominata la scala, perché fu costruita sulla falsariga di quella in cui Gesù passò nel palazzo di Pilato a Gerusalemme, che ora si trova a Roma, nella chiesa di San Lorenzo in Laterano. Le Clarisse del "Buon Gesù" di Ostra abbandonarono definitiva¬mente il monastero e la chiesa il 5 aprile del 1894, a causa del numero esiguo di suore rimaste nel convento. Per il trasferimento delle cinque suore di Ostra si incaricò personalmente lo stesso Vescovo di Senigallia Mons. Ignazio Bartoli, che accompa¬gnò le religiose presso il monastero di Serra de' Conti. Nel frattempo era però giunto ad Ostra un altro ordine di Suore le "Figlie della Carità" che prestavano cure e soccorso agli ammalati del Civico Ospedale. Venne allora stipulato un accordo e le Suore Vincenziane si insediarono proprio nei locali appartenuti alla Clausura e divennero anche custodi della Chiesa di San Rocco, che accudirono amorevolmente sino al 1984, anno in cui seguirono il trasferimento della Casa di Riposo per anziani, nel ristrutturato plesso dell'Istituto Sacro Cuore.Sotto il profilo artistico la chiesa di San Rocco è assai ricca di pezzi d'arte. Sull'altare maggiore il pittore Giacinto Brandi (1653/1691) ha riprodotto un Gesù Bambino e, in atto di adorazione, San Girolamo e San Rocco. Sul lato dell'epistola, invece, troviamo un dipinto di Pietro da Cortona (1596/1668) che raffigura la Beata Vergine con San Pietro Apostolo e San Lorenzo Martire. Di chiara matrice vincenziana è invece il dipinto del pittore Ostrense Tarcisio Bedini (1929/1961) che ritrae San Vincenzo in predicazione, quadro che è posto sull'altare laterale sinistro, da cui era stata rimossa una tela di mano ignota raffigurante il Transito della Beata Vergine. Gli stucchi, che contornano le tele, sono invece di Giuseppe Diamantini (1621/1705). Ricordiamo, poi, le quattro tele di media grandezza raffiguranti rispettivamente una Santa con sopra il capo lo Spirito Santo; il Transito di San Giuseppe; il Battesimo di un'altra Santa e l'Incoronazione della Madonna e i SS. Francesco e Cecilia, tutte con il timbro napoleonico. Preziosi anche il mobilio in noce e l'organo di Gaetano Callido, datato 1771.
da Giancarlo Barchiesi
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