In questi ultimi mesi si è parlato spesso della ripresa economica e della crescita di cui l’Italia avrebbe assolutamente bisogno. Nell’ambito delle politiche macroeconomiche, il ruolo degli enti locali, ovviamente, è secondario, se non marginale; nonostante ciò, anche i Comuni possono (o meglio potrebbero) fare la loro piccola parte per stimolare la ripresa. L’istituzione di contributi a fondo perduto per incentivare la creazione d’impresa, come richiesto dalle associazioni di categoria dell’artigianato, anche di recente, è uno degli strumenti possibili, che il nostro comune, tra l’altro, ha già in programma. Ma una spinta ancora maggiore potrebbe venire dallo sblocco delle opere pubbliche, da quelle grandi a quelle minori, che le regole di finanza pubblica, di fatto, congelano. La Regione Marche, nello scorso mese di ottobre, accogliendo le istanze degli enti locali e delle loro associazioni, ha approvato il cosiddetto “patto di stabilità regionalizzato, verticale”. In sintesi, essa ha rinunciato a spendere una parte dei propri soldi, innalzando il proprio saldo finanziario per il patto di stabilità interno, permettendo ai Comuni e alle Province di abbassare il loro saldo obiettivo e di spendere, quindi, una quota in più dei loro soldi. Detto così sembra un quasi gioco, ma in concreto ha consentito ai comuni e alle Province di sbloccare opere e pagamenti, fermi magari da mesi, e di evitare di continuare a vendere pezzi del proprio patrimonio solo per far cassa. Anche se la delibera è arrivata negli ultimi mesi dell’anno, con i “giochi” ormai quasi fatti, l’effetto sugli enti locali è stato notevole e per questo la regione ha tutta la nostra gratitudine. Ma si potrebbe fare di più. Dato per assodato che il patto di stabilità interno deriva da un accordo siglato molti anni fa a livello Europeo (Consiglio Europeo di Amsterdam, 1997), ciò che noi sosteniamo ed auspichiamo (ed in questo siamo allineati con altri enti ed associazioni di comuni in uno schieramento assolutamente trasversale) è la modifica alle regole di calcolo del patto. La prima modifica che si chiede è di calcolare il saldo obiettivo solo sulla parte corrente del bilancio, magari calcolando in meno l’eventuale variazione in aumento dei mutui (uno degli obiettivi dell’accordo europeo, infatti, è la diminuzione del debito pubblico). Questo semplice accorgimento (già adottato, tra l’altro, in Germania), libererebbe nei vari territori milioni di euro di residui passivi e di avanzi d’amministrazione (cioè opere ed interventi le cui somme sono già previste nei bilanci ma che, di fatto, sono bloccate), favorendo soprattutto quei settori (edilizia, lavori stradali, impiantistica, ecc.) oggi terribilmente penalizzati dalla crisi economica. Questa modifica, inoltre, darebbe ai comuni una certa “stabilità” di scenario, permettendo loro una più serena programmazione delle opere e degli interventi, cosa che oggi, con le regole che cambiano più volte in un solo anno, risulta pressoché impossibile.
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Luigi Barigelliassessore al bilancio