lunedì 13 settembre 2010

De Amicis (Fiamma): 'L'accanimento su Pesaresi è un diversivo'

Non comprendiamo le ragioni e l’accanimento con cui i Sindaci Bello-Olivetti insieme a tutto il PDL di Senigallia e ultimamente anche i consiglieri regionali Bugaro e Zinni possano chiedere le dimissioni del Dott. Pesaresi. Forse la vera intenzione è di sviare l'attenzione, soprattutto dai problemi interni al partito che negli ultimi tempi investono pesantemente anche Ancona e provincia. È evidente che si agita dell'aria fritta su ipotesi o teoremi e la richiesta di dimissioni con successiva sostituzione del Dott. Pesaresi non risolve proprio nulla. Intanto non si chiede alcuna spiegazione al Dott. Bevilacqua che, insieme alla Regione, è il vero responsabile di tutta la situazione maturata fino ad oggi. E' facile prendersela con l'ultimo arrivato e non pretendere nessuna responsabilità dalla giunta Spacca che ogni anno stanzia i soldi (di noi contribuenti), da chi poi li ha gestiti (Bevilacqua) e da chi dovrebbe controllare (Conferenza dei Sindaci). Dunque, il problema dell’ASUR 4 non è del singolo, ma è qualcosa di più complesso, di «sistema». Le malattie sono «locali» o «centrali». Un foruncolo è un’affezione locale che si cura con streptomicina applicata localmente sul foruncolo. Un cancro invece è una malattia «centrale» e le pomate non bastano. C’è qualcosa che non funziona nel «centro», nel «sitema» nervoso-immunitario, nel profondo «io» che è l’organismo. Per l’economia classica, la Sanità è un monopolio naturale. Il che significa, che anche se la trasformi in «azienda», resta un monopolio. Adesso però le ASL devono esibire report e profitti trimestrali. Significa anche che la Sanità, da impresa pubblica altamente «verticale» e integrata è diventa «orizzontale» e disintegrata: tutto ciò che si può viene esternalizzato, affidato ad altri, subappaltato. La ristorazione come la manutenzione. Le aziende sub appaltatrici sono in concorrenza sui costi, si aggiudicano le commesse tagliando: ristorazione, pulizia, manutenzione. Di cui nessuno, alla fine è responsabile. Ed oltre a questo la Sanità ormai da decenni s’è liberata di quella cultura stessa di servizio pubblico, costruita e coltivata per decenni, come un «costo» fra i più inutili: i lavoratori vengono assunti con contratti a termine (che si rinnovano se hai la tessera giusta di partito in tasca) purché «flessibili».
Oggi il PD propone il concetto di Area Vasta per ridurre il numero delle ASL ed il numero dei Direttori, razionalizzando quindi anche la spesa. Alleanza Nazionale e Forza Italia nel mandato regionale 2000-2005, sostenevano la proposta di ASL provinciale (la chiamavano di Zona) che perseguiva l'obbiettivo di ridurre sovrapposizioni e sprechi. Ci sembrano ipotesi molto simili. Il PdL ora c'ha ripensato? Perché? Le posizioni politiche per coerenza vanno mantenute nel tempo e non a seconda delle circostanze.
Il MSFT modestamente propone soluzioni semplici: la Sanità prima di tutto deve essere ricentralizzata, restituita alla nazione come dice il suo nome falso, Servizio Sanitario «Nazionale», e invece così diverso in Calabria e in Lombardia. E non la privatizzazione e flessibilizzazione dei sui dipendenti, anzi proponiamo il contrario: la garanzia del posto di lavoro pubblico, compensata dalla mobilità (là dove servono, non dove piace a loro) e dalla possibile riduzione degli stipendi per necessità di bilancio, specie per quelli altissimi. Come era prevedebile la privatizzazione dei dirigenti pubblici li ha resi ancor più dipendenti di prima ai politici (se non glielo leccano, si sognano il rinnovo del contratto triennale). E’ quindi necessaria l’abolizione della Conferenza dei Sindaci e la nomina dei tecnici da parte dei politici: occorre liberare immediatamente la Sanità dalle grinfie della politicizzazione o meglio dalla spartizione partitocratica.
Allo stesso tempo e non meno importante è opportuno ricreare quel clima in cui agiva un certo spirito, il senso di un destino comune, quando la responsabilità non era stata ancora delocalizzata nè privatizzata. Oggi, purtroppo, manca quello spirito, quella responsabilità personale, l’orgoglio del lavoro ben fatto, l’onore alla competenza e la convinzione di lavorare per il bene comune.
Lo sappiamo benissimo che la lotta è durissima, specie contro quelle forze che hanno capi di poche parole, appoggi politici che contano e grumi di interesse da non sfidare. Sfidarli richiede coraggio civile. Ci vuol altro che una semplice richiesta di dimissioni. Ma il sindaco Bello e soci lo sanno benissimo.

da Riccardo De Amicis
Segretario Provinciale Movimento Sociale Fiamma Tricolore

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